Denise Pipitone non è la ragazza bosniaca di nome Denisa. La comparazione del dna con quello della bambina di 4 anni scomparsa l’1 settembre del 2004 da Mazara del Vallo, e che ora avrebbe 23 anni, ha dato esito negativo. Gli accertamenti genetici erano stati disposti dal procuratore di Marsala Fernando Asaro. Un’altra delusione per Piera Maggio e Pietro Pulizzi, i genitori di Denise Pipitone. In riferimento al test del dna eseguito sulla ragazza bosniaca che vive in un campo rom di Roma, hanno scritto su Facebook: «La stampa “è tossica, la stampa inquina ed è pericolosa”, e poi ci ritroviamo (con tutto rispetto) un procuratore che utilizza la stampa per rispondere».
La famiglia avrebbe gradito anche un carabiniere, qualsiasi membro delle forze dell’ordine, per dare la notizia dell’esito dell’esame, «ancor prima del comunicato stampa, visto che la comunicazione l’hanno fatta loro». Invece, hanno dato la notizia a tutti, «e non in primis a noi genitori, per comunicarci umanamente in maniera riservata, ‘stia tranquilla signora purtroppo l’esito del Dna è risultato negativo».
DENISE PIPITONE, I GENITORI CONTRO LA PROCURA
«Neanche questo, tutto attraverso la stampa che in questo caso ‘è buona’», aggiungono polemicamente Piera Maggio e Pietro Pulizzi. I genitori di Denise Pipitone, sempre in riferimento al test del dna eseguito sulla ragazza rom, hanno aggiunto: «Abbiamo appreso la notizia dell’accertamento della ragazza bosniaca di Roma, dall’inizio a fine esito nel giro di 12 ore, solo attraverso i media. Rimaniamo delusi e amareggiati». Poi hanno ricordato la loro battaglia: «Siamo un papà e una mamma che cercano la loro figlia da 19 anni e non smetteranno mai di cercarla fino a prova contraria. Un po’ di empatia non guasterebbe». La stessa Denisa, prima di conoscere il risultato del test, aveva dichiarato comunque di sapere chi fossero i suoi genitori: «Sono di Tuzla in Bosnia e il 10 torno lì a trovare mia madre, i miei genitori sono di là, io non sono italiana», ha dichiarato come riportato all’Ansa.