La Procura di Marsala ha aperto un’indagine dopo il ritrovamento di due microspie a casa di Piera Maggio, mamma di Denise Pipitone. La scoperta è stata fatta dai familiari della bimba scomparsa nel 2004 a Mazara del Vallo (Trapani) e non si esclude alcuna pista, compresa l’inquietante ipotesi che si tratti di dispositivi non “autorizzati”. Il fascicolo è aperto a carico di ignoti per l’ipotesi di interferenze illecite nella vita privata e i genitori non escludono che qualcuno possa essersi introdotto nell’abitazione per posizionare le cimici e spiarli, chissà con quale intento.
Piera Maggio ne ha parlato a Chi l’ha visto? e ha sottolineato alcune circostanze del rinvenimento. Le microspie sono state scoperte durante alcuni lavori di manutenzione nell’abitazione e risultavano collegate alla rete elettrica, ancora funzionanti e “caldissime”, come le ha descritte lei stessa ai microfoni della trasmissione. Già in passato la famiglia avrebbe trovato apparati simili con batterie, ma in nessun caso, prima d’ora, sarebbe stata avviata un’attività investigativa per accertare la natura degli stessi. Sintomo, secondo la madre di Denise, che forse anche i pm sospettano l’azione di soggetti estranei al legittimo alveo delle indagini dell’epoca.
Un elemento potrebbe risolvere il giallo delle cimici
Le cimici trovate in casa da Piera Maggio pochi giorni fa potrebbero essere state piazzate 20 anni fa, quando iniziò il mistero della figlia rapita e mai ritrovata, e non essere state oggetto di bonifica. Per chiarire chi e quando le ha messe, la Procura di Marsala ha disposto il sequestro delle microspie e risulta aperto un fascicolo d’indagine che potrebbe trovare la potenziale svolta in un elemento ora al vaglio degli inquirenti. Come sottolineato da Federica Sciarelli, infatti, quelle cimici hanno un numero di serie che dovrebbe agevolarne l’identificazione così da accertare se si tratti di dispositivi autorizzati dalla Procura o se ci si trovi di fronte ad un reato.
“La notizia mi ha scosso terribilmente perché hanno convalidato il sequestro per violazione della privacy – ha detto la madre di Denise Pipitone –. Da cittadina immagino che se la Procura le avesse riconosciute come sue, appartenenti allo Stato, non ci sarebbe stata un’indagine o un simile provvedimento. Per come si stanno svolgendo i fatti, sono portata a pensare che qualcuno abbia violato la nostra abitazione, da privati, e hanno installato queste cimici. È sconvolgente“.