La trama e l’ordito dovrebbero fondersi in modo ordinato per tessere una tela forte e dai colori giusti. Se però non si intrecciano per bene il rischio che si strappi è forte. Le giornate napoletane del Pd hanno lasciato un evidente senso di smarrimento tra chi ha voluto leggere ben oltre i contenuti della manifestazione contro l’autonomia differenziata. Elly, nella canicola partenopea, ha recitato il mantra della politica “per il Sud” in modo convinto. Che sia efficace si vedrà. Ma la scena l’ha presa Bonaccini. Nella sua iniziativa ha riaperto il cantiere delle opposizioni seguendo Elly sulla strada del dialogo con i 5 Stelle, ma aggiungendo, ovvero ribadendo, la sua visione che vede nei centristi un pezzo essenziale di un’ipotetica coalizione per battere le destre. Insomma, ha ripreso la sua battaglia precongressuale e ha rilanciato, da Presidente del Pd, il tema del dialogo necessario con Renzi e Calenda.



Si sa che sul tema Elly è meno disponibile. Anzi, rietine del tutto inconciliabile il suo spazio politico con quello di Matteo e Carlo. E non è la sola. Conte sta cercando di riportare i 5 Stelle a un consenso adeguato. Ma la sua strategia, far approdare i grillini tra i Verdi europei, pare morta sulla posizione della guerra in Ucraina. Su questo, e su altri punti, anche Conte si sente inconciliabile con i centristi.



A che serve allora Bonaccini con le sue posizioni? Da buon emiliano sa che i salumi buoni vengono da più ingredienti e che, alla prova dei fatti, andare sparsi per sempre non sarà possibile. Dopo aver perso il congresso della gente, e aver vinto quello degli iscritti, vuole ritagliarsi il ruolo di uomo dell’avanguardia dialogante e riproporsi come interlocutore politico dentro il Pd con pezzi di opposizione che si sentono inconciliabili. Ma può reggere un partito il cui Presidente vede il futuro in modo diverso dal Segretario?

Nel lungo periodo no. Il rischio è che a lungo andare trama e ordito si sfilaccino e seguano ognuno il suo filo senza più intrecciarsi e comporre un tessuto forte. La questione è divisiva e andrà risolta, visto che la linea politica di un partito non può sopportare una dicotomia così forte. Saranno i mesi prossimi a dire chi avrà più filo per tessere e se alla fine prevarrà la linea di Elly, che vuole andare tutta a sinistra finché si può, o quella di Bonaccini che continua a credere nel progetto “ulivo 2.0”.



A oggi, va detto, la sterzata di Elly appare più forte e identitaria, ma mai sottovalutare i pontieri. Nel bel mezzo di una qualche crisi potrebbero rivelarsi essenziali e prendere in mano tutto. Bonaccini ci crede. E continuerà. Finché la stoffa non prenderà una forma definita e forte. Nel senso della trama o dell’ordito. A quel punto sarà chiaro chi aveva più filo. Nel frattempo, a entrambi, non resta che tessere.

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