Bonaccini è uomo concreto. Della sua generazione è uno dei pochi superstiti dell’epoca renziana che non sia stato messo da parte nonostante la sconfitta nella corsa a segretario. E usa il ruolo di presidente del partito per portare avanti una idea precisa. Che altro non è che quella di non rompere il legame con il centro del campo larghissimo.
Sa bene, Bonaccini, che la sinistra da sola non può contendere il Governo alla Meloni e mentre Elly Schlein si prepara nelle sue visioni a un lungo periodo di maturazione politica dell’elettorato, lui, che maturo lo è già ampiamente, sa che se mai si aprisse la porta per una corsa elettorale nazionale, anche a breve, sarà avvantaggiato chi ha costruito ponti e non scavato fossati. Perché da solo il Pd, persa ogni velleità maggioritaria, anche con una alleanza con i soli 5 Stelle, farebbe una corsa breve e senza grande prospettiva. E allora le sue uscite su quanto sia bello ed efficace il campo larghissimo vanno lette per quel che sono. Una mera constatazione aritmetica. La somma dei partiti anti-Meloni è molto meno distante dal centrodestra di quel che sembra. Basterebbe un leader forte e che peschi anche dall’altro lato per provare a ribaltare gli esiti. E lui, che a breve lascerà l’Emilia e vuole riportarsi sullo scenario nazionale, ha una sola possibilità: presentarsi come il costruttore di relazioni e connessioni che tengano assieme la sinistra di Schlein e i riformisti di Calenda. Passando per Conte.
Non che la mossa non sia insidiosa. Proporre una somma di forze politiche senza un programma e un leader condiviso attrattivo per l’elettorato moderato è un’operazione che ha poca possibilità di riuscire. Ma lui sa, ne è certo, che pure il dorato isolamento a sinistra che molti invocano dopo il mancato successo abruzzese è una strategia da tempi lunghissimi. I laburisti inglesi torneranno al Governo, pare, alle prossime elezioni. Ma sono fuori dal giro dai tempi di Blair e sono passati attraverso Corbyn e le sue mattane a sinistra e il dramma della Brexit, per poi riporre un leader come Keir Starmer che in patria è considerato un laburista che parla come un conservatore. Nel mezzo, un decennio di tentativi dei laburisti di trovare un’identità radicale che è arrivata a sconfessare Blair per poi scoprire che più si radicalizzava più diventava marginale.
Bonaccini, che ha fiuto anche se non il fisico da leader, ha compreso che senza una netta virata verso i temi riformisti più moderati la coalizione di centrosinistra non ha fiato. E perciò di recente ha esaltato, addirittura, la sconfitta abruzzese, facendo notare che a voti contati, e con tanti astenuti, alla fine il distacco vero è di soli sei punti.
La mossa serve a posizionarsi per quel che accadrà dopo il 6 giugno, quando le forze in campo saranno misurate dal voto popolare e potrebbe esserci o un terremoto nel centrodestra o una defenestrazione a sinistra. Per ora serve mettersi bene in asse e dire con chiarezza che lui vede nell’unione di tutti, Renzi e Calenda inclusi, l’unica via per fare una politica che riporti al governo le forze riformiste. Esattamente l’opposto delle posizioni di Elly, che vede il rapporto con il centro in modo strumentale e non strategico, rifiutando, pur senza proferire parola, un’ammissione di necessità dei “maledetti riformisti”.
Bonaccini, sia chiaro, non fa altro che ripetere il messaggio prodiano, altro emiliano, che ha invitato i partiti a coltivare quella unione anche se ancora i frutti non son pronti. Schlein, che anche da lì viene, è avvisata. O si mette a discutere con quelli alla sua destra e rende organico il rapporto con quelle forze, o se andrà in solitaria corsa senza coinvolgere quelle forze non le sarà concesso di fare un decennio e più di opposizione pensando di essere la più giusta di tutti perché la più pura, come Corbyn. Troppi disastri potrebbero accadere e il Paese, nelle idee del centrosinistra che conta, va governato con una sintesi di forze, non attendendo la crescita e l’educazione ai temi che la Schlein ritiene essenziali.
Perciò Bonaccini va controcorrente ed esalta una sconfitta. Per evitarne diverse altre. Che ci riesca si vedrà. Per ora ha gran coraggio. E qualche autorevole raccomandazione.
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