Nella lotta con i numeri, soprattutto se sul filo dei decimali, di pochi decimali che, in alcuni casi si identificano attraverso un solo decimale, le probabilità di vittoria sono molto residuali. Inoltre, se la prima cifra che leggiamo dopo la virgola quantifica una sola unità il rischio di poter essere prossimi (troppo) allo zero è decisamente elevato. Allo stesso tempo, però, capita raramente (molto raramente) che la vicinanza al fattore zero equivalga a essere un vantaggio.
In queste ultime giornate, infatti, l’aver oltrepassato (in negativo) la soglia di neutralità ha rappresentato per la Germania un grosso smacco per la sua storica veste di locomotiva (oggi ex) d’Europa. Nei numeri, la variazione percentuale definitiva del -0,4% (prima stimato al -0,2%) nel quarto trimestre 2022 del Pil tedesco, ha decretato l’ingresso nell’anticamera di una potenziale recessione tecnica. Purtroppo, come noto, anche un altro Paese è caduto in questa mai auspicabile “abitazione” e, di fatto, questa “anticamera” ha visto varcare il proprio ingresso da parte dell’Italia. Si tratta di un ingresso assai lieve, ma, pur sempre un ingresso che per la sua natura catalizzerà l’attenzione sui prossimi passi lungo questo (si spera) breve “corridoio”.
Istat, nella mattinata di venerdì, ha comunicato il dato definitivo sui “Conti economici trimestrali – Prodotto interno lordo, valore aggiunto, consumi, investimenti, domanda estera” del IV trimestre 2022: «Nel quarto trimestre del 2022 il prodotto interno lordo (Pil), espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2015, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è diminuito dello 0,1% rispetto al trimestre precedente ed è cresciuto dell’1,4% nei confronti del quarto trimestre del 2021» che, in raffronto alla «stima diffusa il 31 gennaio 2023 aveva registrato una riduzione del Pil dello 0,1%, mentre in termini tendenziale la crescita era risultata dell’1,7%».
Complessivamente, la sintesi di entrambi i valori, uno negativo (quello sul Pil trimestrale) e uno positivo (quello sul dato tendenziale), possono soddisfare sia le attese della vigilia che – soprattutto – se comparate all’andamento degli altri Paesi, infatti, sempre nel comunicato Istat, si può riscontrare come «nel quarto trimestre, il Pil è cresciuto in termini congiunturali dello 0,7% negli Stati Uniti, dello 0,1% in Francia, mentre è diminuito dello 0,2% in Germania. In termini tendenziali, si registra una crescita dell’1% negli Stati Uniti, dello 0,5% in Francia e dell’1,1% in Germania. Nel complesso, il Pil dei paesi dell’area Euro è cresciuto dello 0,1% rispetto al trimestre precedente e dell’1,9% nel confronto con il quarto trimestre del 2021». È ovvio, ed è bene sempre ricordarlo (e mai dimenticarlo), che si sarebbe potuto fare meglio, ma, nella pratica, ancor più se si parla della “pratica italiana”, i molteplici elementi di potenziali inefficienze strutturali sono – decisamente – una costante (troppo imprevedibile), anziché una variabile.
Riteniamo opportuno ribadirlo, almeno per chi scrive, come le attuali e uniche certezze ormai certificate da Istat sui nostri conti economici del 2022 soddisfano nel suo complessivo insieme e, anche se l’Italia ha oltrepassato la sopracitata soglia di ingresso nell'”anticamera” di una recessione tecnica, tenuto conto dei valori in termini assoluti oggetti del contendere, le aspettative per le prossime rilevazioni non sono così drammatiche. Almeno, oggi.
Estendendo, infatti, la nostra analisi sull’ampio panel numerico messo a disposizione da Istat e, soffermando l’attenzione sulle cosiddette “serie storiche” mediante la consultazione delle singole tabelle, emerge chiaramente come i complessivi valori (rif. concatenati ed espressi in milioni di euro sui dati destagionalizzati e corretti per gli effetti di calendario) relativi all’intero anno 2022 si siano incrementati a 1.746.195 dal milione e 681.840 del precedente anno 2021 sintetizzando, a seguito del consueto arrotondamento, una variazione percentuale pari al 3,8% (dal 3,83%). Anche per questa rilevazione, il giudizio (almeno il nostro) non può che essere positivo.
Tutto sommato possiamo esprimere una valutazione ampiamente soddisfacente sui dati economici registrati nell’anno 2022 e, sull’ultima parte (rif. IV trimestre) riteniamo, purtroppo, si debba fare un’attenta riflessione: non più in chiave economica-finanziaria, bensì in ottica politica. Quella politica che molto spesso sopravvaluta la propria funzione istituzionale e, “sbadatamente”, sottovaluta l’importanza dei semplici decimali: fatta eccezione (ovviamente) per quelli in sede elettorale.
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