Cosa nostra è in difficoltà, ma le organizzazioni mafiose in generale, purtroppo, godono di buona salute. Anzi, le loro ramificazioni a livello europeo sono sempre più diffuse, arrivando anche ai Paesi dell’Est.
E sono in cerca di sempre nuovi settori per infiltrarsi nell’economia legale: come quello delle energie rinnovabili. Lo spiega Michele Riccardi, vicedirettore del Centro ricerca Transcrime dell’Università Cattolica di Milano.
L’arresto di Matteo Messina Denaro è stato un duro colpo per Cosa nostra, tanto che per qualcuno ora l’organizzazione mafiosa dal punto di vista operativo è finita. Come sta Cosa nostra oggi?
È in fase di transizione e riorganizzazione e quindi in una fase di debolezza che adesso sarà acuita dall’arresto di Messina Denaro. Ha gestito Cosa nostra in maniera diversa rispetto ai predecessori. Provenzano e Riina avevano un approccio più verticistico, lui più “federale”, badava al suo e lasciava più mano libera. Già durante la sua reggenza Cosa nostra aveva perso il carattere verticistico e anche unitario che aveva negli anni precedenti, soprattutto negli anni 80 e 90.
Le altre mafie presenti sul territorio nazionale, invece, come sono messe?
Ci sono mafie come la ’ndrangheta il cui modello di business funziona molto bene, è un modello diverso non solo di gestione dell’organizzazione ma di interazione con il contesto – se ad esempio parliamo di politica. Hanno anche appreso dagli errori commessi da Cosa nostra. Già da prima avevano accentuato questo carattere di infiltrazione nell’economia e nella pubblica amministrazione che ora è portato a livelli veramente elevati.
Ma da quali errori di Cosa nostra hanno imparato?
Gli errori del periodo stragista, della sovraesposizione, della violenza. Non che non esista la violenza. Essa anzi, rimane un carattere fondamentale, per lo meno è spesso evocata, ricordata. E questo vale sempre anche quando hai la ’ndrangheta che emette fatture false. Il potere che hanno è proprio dovuto a questa capacità di mimetizzarsi nell’economia e di infiltrare gli apparati economici e politici. Tutto questo a diversi livelli: al Nord vediamo un’infiltrazione soprattutto quasi a livello periferico, nelle province lontane dal centro, da Milano, da Torino, perché sono le aree più sguarnite, più sprovvedute, sia di anticorpi ma anche di persone competenti che sappiano fare i controlli, dove è più possibile entrare in appalti, prendere le gare, le commesse anche da aziende private.
Ma Cosa nostra adesso è relegata solo alla Sicilia?
Se si prendono le relazioni degli ultimi cinque anni della Dia o della Dna le operazioni che hanno riguardato Cosa nostra al di fuori della Sicilia sono poche. La presenza della ’ndrangheta è molto più estesa in Italia e all’estero. Su Cosa nostra, comunque, in relazione a indagini più recenti ci sono dei segnali: in Lombardia c’era un gruppo di imprenditori, coinvolti anche in schemi di evasione fiscale, frode fiscale, fatturazioni false, corruzione privata, che poi sostentavano famiglie di Cosa nostra in Sicilia.
La ’ndrangheta però anche recentemente ha dimostrato di sapersi radicare non solo in Italia ma anche all’estero.
La presenza di infiltrazioni all’estero non è solo appannaggio della ’ndrangheta, riguarda anche Cosa nostra, la camorra. Per quest’ultima la Spagna è da sempre il Paese fuori dall’Italia privilegiato.
Dove in particolare hanno attecchito di più?
A livello europeo i Paesi più rappresentativi per le mafie sono la Germania, la Spagna, il Regno unito, i Paesi Bassi e un po’ più recentemente alcuni Paesi dell’Est europeo come Romania, Slovacchia, Ungheria. E poi ci sono dei Paesi che vengono utilizzati come “sponda”, tra cui Malta, che nel caso di infiltrazioni in alcuni settori come gioco e scommesse gioca un ruolo fondamentale. E anche Slovenia e Austria, sempre come territori di passaggio. Poi c’è la Svizzera, territorio importante, di snodo, cruciale e in cui anche l’attenzione nei confronti delle mafie italiane, al di fuori del Canton Ticino, è ancora molto bassa.
Nazioni in cui si sono infiltrate tutte le mafie?
La Spagna gioca per la camorra un ruolo più importante di quello che gioca per la ’ndrangheta, Germania e Olanda sono Paesi importanti per la ’ndrangheta per la quale, essendo coinvolta nel traffico di stupefacenti, i Paesi Bassi sono uno snodo cruciale.
Sono solo snodi per gli affari o hanno delle strutture presenti?
Per quanto sia stata riscontrata in alcuni di questi Paesi, penso alla Svizzera e alla Germania, la presenza di gruppi strutturati, di locali della ’ndrangheta, la presenza può variare. Ci sono altri Paesi che hanno un ruolo da snodo anche finanziario: Malta, la Slovenia, l’Austria. Altri per i quali va chiarito il ruolo: penso a Paesi dell’Est europeo come la Romania, la Slovacchia, l’Ungheria in parte usati per costituire società utilizzate come cartiere per fatture false. In Slovacchia ci sono stati anche segnali di presenza locale di gruppi collegati alla ’ndrangheta.
Insomma, le mafie sono già delle multinazionali?
Sì, senza esagerare. Nelle indagini di Cosa nostra, ’ndrangheta e camorra che investono nell’economia si vedono pochissimi Paesi caraibici, Bahamas, Isole Vergini britanniche. Rimangono organizzazioni criminali legate al territorio che hanno bisogno di controllare e anche che prima di coinvolgere un esperto contabile o un commercialista in questi Paesi ci pensano tre volte. D’altra parte dove hanno trovato Messina Denaro? Nel suo paese. C’è la necessità di nascondersi, di usare l’estero, anche perché lì le autorità sono meno preparate ad aggredire i patrimoni mafiosi sia dal punto di vista dell’armamentario giuridico che da un punto di vista culturale e di competenze. Ma è un estero dietro la porta: Svizzera, Malta, Romania. Non vanno alle Isole Vergini britanniche se non in casi particolari in un cui c’era da mettere in piedi uno schema molto più complesso.
Quali sono i settori nei quali riescono a confondersi con l’economia legale?
In Italia abbiamo un settore tradizionale come le costruzioni e tutte le attività connesse, la progettazione, il movimento terra, l’estrazione, la consulenza architettonica e ingegneristica. Insieme a questo la gestione della raccolta e smaltimento dei rifiuti o settori tipici di riciclaggio come la ristorazione. In più ci sono settori emergenti come le energie rinnovabili, assistenza migranti (soprattutto durante la crisi dei migranti del 2016) e trasporti, insieme alla logistica un settore fondamentale.
Stanno puntando anche sulle energie rinnovabili?
Si è vista un’infiltrazione nell’eolico in aree della Sicilia, del Foggiano, della Campania, della Calabria. Sono settori con sussidi. E poi per mettere le pale eoliche in un campo mi affido a qualcuno che conosce il territorio e anche i “modi giusti” per espropriare i terreni, per “convincere”. Un settore emergente è sicuramente quello delle scommesse, dei giochi online e delle scommesse off line. All’estero c’è più un’infiltrazione in settori dediti al riciclaggio: la ristorazione, il commercio all’ingrosso e al dettaglio, di prodotti alimentari, di prodotti caseari, carne, formaggio, fiori, frutta. Un’impresa della ’ndrangheta ad Amsterdam commerciava tulipani, era utilizzata per trasferire droga e armi dall’Olanda all’Italia e contanti dall’Italia.
E invece per quanto riguarda le mafie straniere, che operano anche da noi?
Bisogna intendersi sul termine mafia: ci sono gruppi di criminalità organizzata straniera importanti che giocano un ruolo fondamentale negli stupefacenti come i gruppi balcanici e albanesi, che spesso lavorano con le mafie nostrane. Abbiamo dall’altra parte gruppi nigeriani e la criminalità organizzata cinese. Ma è più un’attività lato mercati illeciti (come la droga) che di infiltrazione nell’economia. Anche se si inizia a vedere qualcosa, ad esempio, per quanto riguarda gli albanesi. Se si ha un ruolo nel traffico di stupefacenti poi bisogna riciclare i soldi. I criminali stranieri tendono a riciclare a casa loro, quindi trasferiscono i soldi a casa loro, però, dato che qua ci si stanzia, si comincia a investire anche in Italia.
In Europa ci sono altre organizzazioni forti oltre alle mafie italiane?
Non mafie in senso stretto, ma gruppi balcanici, i turchi piuttosto che i russi oppure nei Paesi nordici gruppi di criminalità organizzata locali legati alle mafie di motociclisti. I russi si sono infiltrati nell’economia legale non solo riciclando, comprando ville, appartamenti o motoscafi, ma anche acquisendo la proprietà di alcune aziende. Nel 2010 avevano investito in Spagna e Portogallo in club di serie B.
(Paolo Rossetti)
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