«Sono per lo più i Beni energetici, sia quelli regolamentati sia quelli non regolamentati, a spiegare la straordinaria accelerazione dell’inflazione di ottobre 2022». Il Commento ai prezzi al consumo relativi a ottobre è molto chiaro.
Il report flash predisposto e diffuso da Istat riconducibile ai dati definitivi dello scorso mese hanno confermato l’elevato livello di inflazione raggiunto nel nostro Paese, ma la rilevazione definitiva riporta una variazione percentuale migliore rispetto alla stima preliminare: «L’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registra un aumento del 3,4% su base mensile e dell’11,8% su base annua (da +8,9% del mese precedente); la stima preliminare era +11,9%».
Come anticipato, a giustificare questa vera e proprie impennata mensile (+3,4%) è principalmente il caro energia o comunque tutto quello a esso assimilabile. A ben rappresentare questo significativo (e inconsueto) incremento mensile, l’indice dei prezzi al consumo IPCA dell’Italia vede la propria corsa surclassare quella del medesimo indice IPCA calcolato in funzione della sola Unione Economica e Monataria (Uem).
Come appare evidente, una sovraperformance (purtroppo in senso negativo) che spinge la spesa domestica italiana su nuovi massimi e ben oltre la sopracitata media.
Di fatto, le rilevazioni riscontrabili dalla tabella del NIC “per divisione di spesa” dello scorso settembre già alimentavano questa continua corsa al rialzo dei prezzi con un incremento mensile dello 0,5%.
Oggi, invece, le variazioni percentuali di ottobre (rif. dati definitivi), individuano un ammontare a doppia cifra di entità poco comune nelle serie storiche tradizionali: +24,1% la variazione congiunturale di ottobre rispetto a settembre.
Oggettivamente, il dato presenta un aumento decisamente allarmante poiché calcolato su base mensile, inoltre un altro elemento di condivisibile allarmismo giunge anche dalla “incomprensibile” elevata e decisa decorrelazione rispetto al recente andamento (in netta discesa) del prezzo del gas naturale e dell’intero comparto energia se raffrontati nello stesso periodo di riferimento (settembre/ottobre).
I numeri. Focalizzando l’attenzione sulle serie dei prezzi utilizzati (rif. stime preliminari e definitive) da Istat è alquanto oggettivo come i valori presentati siano sempre in continua e costante crescita. Prendendo i soli “numeri definitivi” è assai palese come da 25,3 di ottobre 2021 si è giunti ai giorni nostri (ottobre 2022) a un ammontare pressoché triplicato (quota 71,7). Domanda: sul mercato si è verificato tutto questo (soprattutto in questa ultima parte dell’anno)?
La risposta è molto semplice: no. Basta attingere ai dati predisposti da Arera (l’Autorità di Regolazione per Energia Reti) e le elaborazioni tabellari, pur comprendendo in questa nostra analisi l’insieme delle spese previste ovvero per cosiddetta “materia prima”, “trasporto e gestione del contatore”, “oneri di sistema” e “imposte”, si può rilevare un importo complessivo significativamente inferiore a ottobre rispetto all’ultimo trimestre 2022. In cifre si tratta di una flessione (-12,93%): dai 123,62 euro del terzo trimestre si è passati a 107,64 quale soglia dell’ultimo mese (ottobre 2022).
Approfondendo ulteriormente l’analisi comparativa, e mantenendo quest’ultima dinamica di Arera quale benchmark di riferimento, è facilmente reperibile (sempre da Istat) l’andamento dell’indice identificativo della specifica “divisione Abitazione, acqua, elettricità e combustibili”: i valori a settembre 2022 sono 142,5 mentre quelli più recenti (mese scorso) mostrano 176,8. Un rialzo complessivo (in un solo mese) di 24 punti percentuali.
Sulla base di questi dati la conclusione è assai evidente: nell’ultimo mese, nonostante il ridimensionamento significativo del prezzo dell’energia (e dei suoi aggregati), il valore dell’indice calcolato da Istat risulta essere completamente decorrelato (mentre in passato mostrava una verosimile correlazione) con, de facto, implicazioni (negative) sullo stesso calcolo definitivo dell’intero paniere dei prezzi.
Giunti a questa “cara conclusione” il possibile scenario futuro (prossima diffusione dei dati provvisori) ha unicamente una possibile evoluzione binaria: o si è trattato di un errore di calcolo oppure la rilevazione riporterà un deciso e significativo arretramento. Nella prima ipotesi non nutriamo grandi aspettative (o quanto meno non auguriamo a nessuno di commettere un così grossolano errore), mentre nella seconda possibilità, lo ammettiamo, siamo molto più soddisfatti poiché si tratterebbe di un vantaggio comune che interessa tutti noi italiani. Almeno per un breve arco di tempo.
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