Ha denunciato il clan di Foggia dopo la richiesta del pizzo, ma così facendo l’imprenditore è stato di fatto isolato, e le banche non gli hanno fatto più credito. E’ la storia di Lazzaro D’Auria, 55enne campano ma da 30 anni in Puglia, che quattro anni fa ha sfidato muso a muso la mafia locale, denunciandola. Peccato però che da allora, le banche lo abbiano abbandonato in quanto potrebbe essere ucciso da un giorno all’altro: “Su sei banche con cui lavoravamo – le parole dell’imprenditore a il Corriere della Sera – soltanto una ha continuato a farlo spontaneamente. Due lo hanno fatto su invito del prefetto, le altre tre hanno più che dimezzato i finanziamenti».



D’Auria ha un’impresa nel campo dell’agricoltura con un fatturato da 30 milioni di euro, ma ovviamente è a rischio senza liquidità, in quanto in questo settore ancor più di altri, prima si investe e poi si incassa: “abbiamo dieci mesi di soli investimenti e poi si inizia a guadagnare, questo è il nostro flusso finanziario”. Dopo la denuncia del 2017, dopo le minacce ricevute, lo Stato lo ha subito affiancato: “Tre persone fisse, 24 ore su 24 – racconta ancora Lazzaro D’Auria – più una pattuglia notturna. Molti dicono che così non è una vita. Ma in realtà il peggio è accaduto fuori, con le banche”.



HA DENUNCIATO IL PIZZO ED E’ STATO ABBANDONATO DALLE BANCHE: “MA NON MOLLO”

Le banche non gli vogliono prestare più soldi perchè sono consce del pericolo che corre dopo aver denunciato i clan locali: potrebbe morire da un giorno all’altro e di conseguenza non riceverebbero più indietro i loro soldi. “Fino al 2017- prosegue ancora l’imprenditore agricolo – non abbiamo avuto alcun problema con le banche. Poi si è diffusa la voce della mia denuncia. E nonostante a inizio 2018 avessi onorato i miei impegni, 5 banche su 6 decisero di chiudere i rubinetti. Due li hanno poi riaperti accogliendo l’invito del prefetto, le altre tre hanno tagliato gli affidamenti a 3,7 milioni dai 9 precedenti. Una di queste banche, addirittura, ha trovato la scusa di uno sconfinamento di 31 euro fatto da mia moglie”. L’imprenditore, viene quindi “Trattato come un evasore fiscale o un cliente con precedenti”. Una situazione che ha causato non poche difficoltà allo stesso, che veniva da un recente investimento da 3 milioni di euro: “Devo dire che diversi fornitori ci hanno aiutato, anche con fondi personali. Le banche no, se non quando è arrivata la tragedia del Covid grazie alle garanzie dello Stato con il decreto liquidità. E lo dico con dispiacere, perché si è dovuta verificare una tragedia. Le banche sanno quanto possono essere pericolosi i clan, hanno paura anche loro perché se mi uccidono perdono i soldi che mi hanno dato. E così mi hanno tagliato gli affidamenti”. Nonostante queste enormi difficoltà, D’Auria non ha affatto intenzione di mollare: “Non mollerò mai perché da me dipende la vita di 80 famiglie, quelle dei miei dipendenti. Ogni tanto mi viene lo sconforto. Ma poi ripensando a quello che ho fatto, torno ad esserne fiero. E ne vado a testa alta”.

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