Recentemente la procura di Milano ha concluso un arresto in merito ad un caso di stupro che venne denunciato nel 2019 da una ragazza, rimasta anonima per tutto questo tempo. La ragazza, all’epoca 27enne, aveva raccontato agli inquirenti e ai giudici di essere affetta da una malattia neuropsichiatrica che in occasione delle violenze l’aveva portata a chiudersi in un “silenzio reattivo” di “mutismo” e “immobilità”. Silenzio che per gli inquirenti significò che la ragazza non aveva opposto resistenza allo stupro, o mostrato dissenso, e, pertanto, non vi era fattispecie di reato. Per questa ed altre ragioni personali, la ragazza nel 2022 ha deciso di togliersi la vita, senza vedere l’arresto del suo carnefice avvenuto pochi giorni fa.



Lo stupro, la denuncia e le sentenze

Insomma, lo stupro denunciato dalla ragazza 27enne avvenne nel 2019, nella notte del 13 maggio. Lei era appena uscita da un locale ai Navigli e trovatasi senza mezzi per tornare a casa, accettò un passaggio offertole da uno sconosciuto 32enne. In breve tempo si trovò parcheggiata sotto casa del ragazzo, che trascinandola per un braccio, la portò all’interno dove si consumò la violenza. Lei rimase in silenzio per tutto l’atto, secondo quanto raccontò, trovando la forza di scappare di corsa immediatamente dopo, per poi denunciare l’accaduto.



Seguì la triste ed ormai nota trafila in tribunale, nella quale la ragazza dovette cercare di dimostrare che si trattò di uno stupro vero e proprio. Già da subito il pm chiese l’archiviazione del caso per “insussistenza di alcuna condotta di minaccia e violenza nel compimento degli atti sessuali” dato che la vittima “non urlò o si dimenò“. La seconda richiesta di archiviazione, invece, venne presentata con la motivazione che l’autore dello stupro avrebbe “frainteso il silenzio della ragazza”. Nel 2022, poi, la gip milanese Ilenia Ramundo respinse l’archiviazione ed ordinò l’imputazione coatta dell’aggressore, finito in manette solamente in questi giorni.

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