Ilda Boccassini, ex procuratore aggiunto di Milano e da poco tempo in pensione, è stata chiamata a testimoniare nell’ambito del processo sul depistaggio Borsellino che si sta celebrando a Caltanissetta e che vede imputati i poliziotti Mario Bo, Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei, per calunnia aggravata in concorso. Intervenendo in videconferenza da Milano per problemi di salute, come riferisce Repubblica.it, la Boccassini ha avanzato una serie di accuse ed espresso tutti i suoi dubbi sul modo in cui furono eseguite le indagini. “Il sopralluogo a Capaci era stato fatto male”, ha tuonato. Ed ancora, “su Scarantino ho avuto dubbi fin dall’inizio”, solo per citarne alcune. La Boccassini ha ripercorso il suo arrivo alla procura di Caltanissetta come pm applicato: “Quando arrivai come pm applicato alla Procura di Caltanissetta, la prima decisione fu quella di rifare il sopralluogo a Capaci, perché leggendo le carte, e non solo la ricostruzione, mi resi conto che era stato fatto male. Mancava una regia”, ha spiegato. La stessa ha poi ricordato come in occasione del nuovo sopralluogo a Capaci furono coinvolte tutte le forze dell’ordine. Replicando alle domande del pm Paci ha poi spiegato: “Appresi della notizia di una collaborazione tra i servizi segreti e la procura di Caltanissetta solo da giornali”. La stessa ha ammesso di non aver appreso prima del rapporto con i servizi.
DEPISTAGGIO BORSELLINO, BOCCASSINI: TUTTE LE OMBRE
Su Scarantino però Ilda Boccassini non sembra avere dubbi: “Quando sono arrivata a Caltanissetta, parlando con i colleghi che già c’erano, con il capo dell’ufficio e con lo stesso dottor Arnaldo La Barbera, i dubbi su Scarantino già c’erano. I dubbi su una persona che non era di spessore, anzi che non era per niente di spessore. Il suo quidi, se così possiamo chiamarlo, era una parentela importante in Cosa nostra, però sin dall’inizio, io avevo delle perplessità”. Accuse pesanti sono arrivate anche in al modo in cui furono compiute le indagini sulla strage di via D’Amelio, “In via D’Amelio all’inizio lavorammo alla pista del telecomando azionato dal castello Utveggio”, ha detto. Fu poi attivato un filone di indagine sulla presenza di Bruno Contrada in via D’Amelio ma emerse poi che in realtà al momento dell’uccisione di Borsellino lui fosse altrove. Su Gioacchino Genchi, ex funzionario di polizia e membro del gruppo ‘Falcone e Borsellino’ ha Boccassini ha ammesso di non aver mai avuto fiducia. “Il suo apporto nelle indagini era stato praticamente nullo, ma era una persona pericolosa per le istituzioni perché aveva creato un archivio di dati pazzesco. Lui vedeva complotti e depistaggi ovunque”, ha dichiarato l’ex procuratore aggiunto di Milano.