Deportare nei territori oltremare i migranti che attraversano il Canale della Manica per raggiungere il Regno Unito. Questo, per sommi capi, il piano che secondo il Times starebbe mettendo a punto il governo di Boris Johnson. Ideatrice della proposta, che attende ancora di essere annunciata ma ha già scatenato un vespaio di polemiche in patria, Priti Patel, ministro dell’Interno nonché falco del Partito Conservatore, da sempre interprete di una linea di rigore sull’immigrazione nonostante sia lei stessa figlia di immigrati. Per la prossima settimana è attesa la presentazione di un pacchetto di misure volto a riformare il sistema di accoglienza post-Brexit e l’idea è appunto che i migranti facciano richiesta di asilo politico all’estero, sfruttando i territori sotto la sovranità del Regno Unito senza però “intaccarne” il nucleo centrale. In tal senso sarebbero state già individuate dal governo due possibili destinazioni: da Gibilterra a l’Isola di Man. Peccato che i governatori locali non abbiano alcuna intenzione di venire incontro ai piani del governo Johnson.



DEPORTARE I MIGRANTI OLTREMARE: LA PROPOSTA DEL GOVERNO INGLESE

Il Primo Ministro di Gibilterra, Fabian Picardo, ha dichiarato di non avere avuto alcun colloquio con Londra sulla questione, ma ha aggiunto di nutrire “serie preoccupazioni” rispetto ad un’ipotesi “completamente impraticabile“. Come riportato da “La Stampa“, anche il primo Ministro dell’isola di Man, Howard Quayle, si è detto scettico paragonando l’ipotesi ad un pesce d’Aprile. Un’altra opzione potrebbe essere rappresentata dalla Turchia, ma al momento si tratta soltanto di indiscrezioni. Una politica di questo tipo non rappresenterebbe una novità assoluta, essendo già adottata ad esempio dall’Australia. Anche nel Regno Unito, però, nei mesi scorsi si era parlato di inviare i richiedenti asilo oltremare nell’Atlantico, oppure di relegarli a bordo di navi da crociera nell’attesa di smistarli: opzioni poi giudicate irrealistiche dal governo. Gli ultimi dati sugli sbarchi: 8500 arrivi sulle coste del Kent nel 2020, e 800 solo in questo inizio 2021 secondo alcune associazioni umanitarie, hanno però rafforzato il convincimento del ministro Patel rispetto alla necessità di intervenire, nella certezza che oltre a ridurre il numero degli sbarchi la misura verrebbe accolta positivamente anche dall’opinione pubblica. Da Downing Street, comunque, per il momento non confermano e non smentiscono, ma a preoccupare sono anche le squallide condizioni di alcuni dei centri di detenzione per immigrati: in un’ex caserma dell’esercito, ad esempio, sono in custodia centinaia di rifugiati che hanno contratto il Covid e sono scoppiate proteste violente.



LABURISTI E LIB-DEM CONTRO LA PROPOSTA DEL GOVERNO

Dall’ergastolo per i trafficanti di esseri umani a controlli più severi sull’età dei richiedenti asilo, dopo casi in cui persone adulte si sono spacciate per minori: sono questi, come riportato da “La Stampa”, alcune delle misure che il pacchetto sull’immigrazione dovrebbe contenere. Il governo Johnson spera di presentare un disegno di legge entro la fine dell’anno, ma secondo alcuni esperti la strada è in salita: l’ipotesi di deportare chi arriva sul territorio britannico in attesa di una decisione sull’asilo politico, infatti, rappresenterebbe una violazione della convenzione delle Nazioni Unite per i diritti dei rifugiati. Londra sarebbe così esposta ad azioni legali dinanzi alle corti per i diritti umani. Anche la Croce Rossa Britannica si è schierata: “Questa misura non fa nulla per affrontare il motivo che spinge le persone ad intraprendere un viaggio tanto pericoloso“. A cavalcare le polemiche soprattutto il Partito Laburista di Keir Starmer, che parla di idea “assurda“, che prova come il governo “abbia perso il controllo e la compassione“, ma anche i Lib-Dem, secondo cui quella di Patel è una proposta “impraticabile e inumana“.

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