La depressione da selfie è il nuovo allarme che riguarda il mondo dei giovani. In quest’epoca dominata dai social network, il rapporto con il proprio aspetto fisico è diventato ancora più importante, complice il proliferare di filtri di ogni tipo in grado di eliminare ogni tipo di imperfezione. E un autoscatto può arrivare a diventare un’ossessione tale da generare ansia e malessere.



Questo quanto sostenuto alla ricerca dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano intitolata “Satisface”. Lo studio ha raccolto i dati di uno studio pilota condotto su un campione di 120 ragazzi tra i 12 e i 16 anni. I ricercatori hanno acceso i riflettori sul selfie behaviour, cioè sul comportamento assunto nello scatto del selfie e l’attitudine rispetto alle modifiche delle immagini con il fotoritocco digitale e l’ansia legata all’aspetto.



La depressione da selfie

“Nel campione che abbiamo analizzato il 10,6% mostrava criticitàper ansia e depressione, il 3,3% aveva un comportamento problematico e l’1,7% a rischio in termini di controllo dell’immagine corporea nelle foto scattate e selezionate”, il commento a La Stampa della coordinatrice di “Satisface”, Chiara Brombin. L’esperta ha poi evidenziato che più tempo sui social equivale a una manipolazione più frequente, a un maggior controllo dell’immagine nelle foto e di conseguenza a una maggiore ansia da aspetto, con una peggiore percezione della propria immagine colporea. “Il dato interessante che ci ha colpito è quanto tempo passano davvero davanti ai social: il 65,9% dei partecipanti riporta di trascorrervi fino a 4 ore (il 37,5% da 2 a 4 ore) ma soprattutto iniziano a usare il social anche prima dell’età minima consentita per l’iscrizione, ovvero 13 anni”, la sua analisi. Sbagliato demonizzare le piattaforme tout court, ma diventa fondamentale il ruolo della famiglia e l’intervento della scuola.

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