Dopo giorni di rinvii e attese, il Governo ieri ha finalmente approvato il decreto rilancio. Un ritardo nel varare delle misure a sostegno dell’economia che potrebbe anche avere danni importanti, come avvenuto, ricorda Luigi Campiglio, Professore di Politica economica all’Università Cattolica di Milano, ai tempi della Grande Depressione degli anni Trenta del secolo scorso. «La pandemia ha preso il mondo intero di sorpresa, ora siamo in una situazione un po’ borderline perché la Grande Depressione non è nata poi in modo molto diverso. Nel 2009 c’è stata la fortuna, negli Stati Uniti, di avere a capo della Federal Reserve, Ben Bernanke, che è stato capace, avendo studiato a fondo quel periodo storico, di capire che di fronte a simili shock occorre intervenire velocemente, perché se si tarda dopo non resta che raccogliere i cocci, com’è avvenuto nella Grande Depressione».
E oggi come ci si sta muovendo?
Da quello che capisco, gli Stati Uniti in questo momento hanno la consapevolezza della necessità di muoversi con grande accortezza riguardo quella che noi chiamiamo fase 2. In buona sostanza, il ritorno al lavoro ha come precondizione il sapere che si può farlo in condizioni di ragionevole sicurezza. Nel frattempo ci sono trilioni di dollari per le famiglie.
Questo negli Stati Uniti, mentre in Italia è stato varato il reddito di emergenza…
Che in linea di principio può anche starci, ma mi piacerebbe che fosse un provvedimento con una particolare attenzione alle condizioni di fragilità. Chi sono i fragili in questa situazione? Non solo le persone sole, ma anche le famiglie con minori. Bisognerebbe che ci fosse un riguardo particolare per quei gruppi sociali che si trovano con minori risorse e che sono stati colpiti nel loro potere d’acquisto.
Cosa ci vorrebbe invece per le imprese?
Ciò di cui hanno bisogno le imprese è di tornare a lavorare il più presto possibile, prima di dover chiudere. Ma è necessario anche che ci sia una domanda da parte dei consumatori. Questo vuol dire che i provvedimenti dovrebbero essere tali da muoversi in parallelo, come i binari di un treno, con le modalità sempre più estese ed efficaci di governo della pandemia in attesa che arrivi un vaccino. Certamente in questa fase vanno sostenute le imprese, ma è importante, per continuare a usare questa immagine, che si proceda con questi due binari paralleli, altrimenti il treno deraglia. Economia e salute sono come in un circuito che si autoalimenta verso l’alto o verso il basso.
A questo punto le chiedo: le misure contenute nel decreto sono adeguate ad affrontare la particolare situazione che stiamo vivendo e che avremo di fronte?
Guardiamo i principali singoli provvedimenti e valutiamoli. Partiamo dalla proroga della Cig e del blocco dei licenziamenti. Senz’altro è giusto prolungare gli ammortizzatori sociali, mentre per quanto riguarda i licenziamenti il vero tema è dare opportunità di lavoro. Per fare un esempio, se i cantieri sono in sicurezza, credo che debbano poter aprire subito, anche per nuove opere. Quindi non c’è bisogno di bloccare i licenziamenti se c’è lavoro.
Proseguiamo con le misure per le famiglie…
Bene la proroga dei congedi parentali, ho qualche dubbio sul bonus vacanze, anche perché ora appare difficile pensare alle ferie non sapendo quando ci si potrà spostare in altre regioni, mentre ho idea che del reddito di emergenza non ne usufruiranno in molti, come pure non so a quanti andrà l’indennità per colf e badanti, visti i requisiti richiesti. Si parla di potenziamento degli ecobonus, ma non mi sembra un qualcosa di molto “rivoluzionario”.
Per quanto riguarda invece le misure a sostegno delle imprese qual è il suo parere?
Trovo positivo lo stop del saldo dell’Irap, così come dell’acconto dell’Imu per alberghi e stabilimenti balneari, visto che parliamo di un settore allo stremo. Trovo importante lo sblocco dei debiti della Pa, così da facilitare l’arrivo di liquidità, mentre lo “sconto” per le bollette delle Pmi mi sembra un atto di giustizia più che un aiuto. Giusto anche il credito d’imposta sugli affitti, anche se mi chiedo perché non si sia previsto qualcosa di analogo per le famiglie: sappiamo bene che prezzi ci sono in città come Milano; come faranno le persone sole a farvi fronte? Lo stop alla cartelle esattoriali rappresenta una tregua, l’importante è che la lotta all’evasione fiscale non si fermi.
Ci sono anche stanziamenti a fondo perduto per le imprese sotto i 5 milioni di euro di fatturato. Andrebbero estesi?
Certamente è quasi doveroso che per le imprese più colpite ci siano questi stanziamenti, per evitare che finisca in liquidazione anche tutto il patrimonio di persone e capacità acquisite magari nel corso di decenni. Non vorrei inventarmi un nuovo “carrozzone”, ma quando si parla di fondo perduto si affronta un discorso delicato e sarei quindi molto più favorevole a immaginare che un qualche ente ricapitalizzi queste imprese in difficoltà.
Come sa, nel decreto si parla proprio anche di interventi pubblici diretti a supporto della ricapitalizzazione delle imprese o di ingresso di Cdp in quelle più grandi.
La soluzione migliore sarebbe una sorta di coinvolgimento temporaneo dello Stato nel capitale delle imprese. Un po’ come avvenuto negli Stati Uniti dopo la crisi del 2008. Valga per tutti l’esempio concreto di Chrysler.
E degli altri interventi a favore delle imprese cosa dice?
Non è ancora chiaro se Industria 4.0 sarà prorogata ed eventualmente potenziata. Devo dire che in base al discorso fatto prima sui due binari, cioè produzione in sicurezza, Industria 4.0 la finanzierei a occhi chiusi. E a questo collegherei anche il provvedimento sul rinvio delle tasse: perché non incentivare un’impresa a utilizzare ciò che avrebbe pagato in tasse per fare nuovi investimenti? In generale, comunque, l’importante è che questi sostegni alle imprese arrivino rapidamente, visto che la liquidità prevista con l’omonimo decreto non è arrivata.
Parlando invece della somma stanziata complessivamente con questo decreto, 55 miliardi di euro, la trova adeguata?
Essendo il decreto così articolato, è facile che per alcuni provvedimenti le risorse possano risultare inadeguate, perché la cifra totale viene distribuita in tanti rivoli. Queste poi sono risorse a debito, quindi è chiaro che l’obiettivo dovrebbe essere consentire una ripresa a V.
Ci sono molti dubbi sul fatto che la nostra economia possa conseguire un rimbalzo del genere. Lei cosa ne pensa?
È difficile rispondere, perché tutto dipende anche da come cammina il treno sui due binari di cui abbiamo parlato all’inizio. Guardando però a quanto accaduto a Genova, con la ricostruzione del Ponte Morandi, mi vien da dire che l’Italia, pur così malconcia, ha una resilienza che le consente di poter sperare di farcela. La ripresa a V non è un pio desiderio, è un risultato che possiamo raggiungere.
(Lorenzo Torrisi)