Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, non ha dubbi: la dipendenza dalla Russia sul fronte degli approvvigionamenti di gas è ormai finita per l’Italia. Attenzione, però, ad evitare nuove dipendenze sulle rinnovabili e terre rare dalla Cina. “Per quest’anno non mi aspetto grandi scossoni sul mercato dell’energia. Gli stoccaggi europei di gas sono pieni e, benché l’economia globale sia ripartita, la domanda non è ai massimi perché la Cina non ha ancora ripreso le attività a pieno regime. Soprattutto in questi mesi siamo riusciti a diversificare le forniture, eliminando dipendenze pericolose per la stabilità di approvvigionamenti e prezzi”, spiega l’esperto a La Stampa.



Secondo l’ad di Eni, “Le importazioni di gas russo sono quasi azzerate, ridotte a pochi punti percentuali. Merito dell’importazione di gas naturale liquefatto dagli Stati Uniti e dei nuovi contratti di fornitura stipulati nell’Africa settentrionale e subsahariana”. Infatti, “L’Algeria è diventata il principale esportatore di gas in Italia, ma ci attendiamo un contributo significativo anche da Egitto, Angola e Mozambico. Una volta completati i due rigassificatori previsti in Italia, avremo forniture e infrastrutture in grado di assicurare maggiore sicurezza energetica”.



Descalzi: “Rinnovabili? Pericolo dipendenza dalla Cina”

La transizione energetica e la sicurezza, secondo Claudio Descalzi, “Non sono in contraddizione, ma anzi la prima è indispensabile per ottenere la seconda nel medio-lungo termine. Nel breve, però, la sicurezza energetica dipende dalla stabilità delle forniture di quei prodotti, petrolio e gas, che ancora soddisfano l’83% della domanda di energia. Per sostituirli è importante che anche la transizione sia diversificata e contempli più tecnologie”. Come spiega ancora l’ad di Eni, “se la transizione non è improntata alla neutralità tecnologica, si possono formare colli di bottiglia tali da frustrare gli obiettivi di autonomia energetica. L’80% delle terre rare proviene da un solo Paese (Cina, ndr): c’è il rischio di creare nelle rinnovabili una riedizione della dipendenza dal gas russo“.



Un commento anche sui 369 miliardi stanziati dal Governo Usa per la transizione energetica all’interno dell’Inflation Reduction Act: “Gli Usa godono già di un costo dell’energia molto più basso dell’Europa: il prezzo del gas è di sette volte inferiore”. Infatti, “L’Ira sta attirando molti investimenti sulle tecnologie verdi in territorio americano: noi non ne siamo direttamente danneggiati, ma certo l’eventuale perdita di competitività dell‘industria europea ci riguarda”.