Al via oggi il processo per la morte della giovane Desirée Mariottini, 16enne di Cisterna di Latina trovata senza vita in un edificio dismesso a San Lorenzo, Roma, il 19 ottobre di un anno fa. Nell’aula bunker di Rebibbia sono quattro gli imputati chiamati a rispondere dell’accusa di omicidio volontario, violenza sessuale aggravata e cessione di stupefacenti a minori. Si tratta di Yusif Salia, Mamaodu Gara, Brian Minteh e Chima Alinno. “Dura stare in aula con gli imputati”, ha commentato oggi la mamma di Desirée Mariottini, come riferisce Leggo.it. “È dura per la mamma stare nella stessa aula con gli imputati, il processo sarà lungo e ogni udienza sarà una ferita lacerante per lei e per i nonni. Si fanno forza e aspettano giustizia”, hanno commentato i difensori della famiglia della vittima al termine della prima udienza. Tra le parti civili c’è anche il Telefono Rosa. La Corte d’Assise ha accolto nella giornata odierna le richieste dell’associazione nazionale e della zia della 16enne ed ha rinviato l’udienza al 15 gennaio per sciogliere le questioni preliminari.
DESIRÉE MARIOTTINI, AL VIA PROCESSO PER L’OMICIDIO DELLA 16ENNE
Ad intervenire nell’aula bunker di Rebibbia dove oggi ha preso il via il processo è stato uno degli imputati, Yussef Salia, il quale ha detto: “Non sono responsabile della morte di questa ragazza, chiedo perdono e scusa alla madre e alla famiglia e rispetto il loro dolore”. Lo stesso ha poi annunciato di essere estraneo ai fatti e di voler ritirare la denuncia che aveva presentato contro i genitori di Desirée Mariottini, stuprata ed uccisa con un mix di droghe, per omessa vigilanza. Sempre nel corso dell’udienza, la difesa di un altro imputato, Mamadou Gara, ha sollevato un’eccezione denunciando l’assenza di un interprete durante l’incidente probatorio che si è svolto nell’udienza preliminare dello scorso 8 ottobre e chiedendo la nullità degli atti svolti in tale sede. La decisione giungerà nell’udienza fissata al prossimo 15 gennaio. I quattro imputati, secondo l’accusa, avrebbero abusato a turno della ragazza dopo averle fatto assumere un mix di droghe all’interno dell’edificio abbandonato. Tra le prove schiaccianti, tracce di Dna rinvenute sul corpo della ragazza e alcuni testimoni.