Il processo di appello bis sull’omicidio di Desiree Mariottini si è concluso con la riduzione delle condanne per tre imputati coinvolti nella morte della 16enne di Cisterna di Latina, trovata senza vita nel 2018 in uno stabile abbandonato a Roma, stroncata da un mix letale di droghe. Ci sono stati sconti anche importanti da parte dei giudici. Per quanto riguarda Mamadou Gara, la pena è scesa dall’ergastolo a 22 anni di carcere, in quanto i giudici hanno riqualificato l’accusa, passata da omicidio volontario a morte come conseguenza di altro reato. Alanno Chiba, che invece aveva avuto una pena di 27 anni, ha ricevuto lo sconto di un anno, mentre Brian Minthe ne ha ricevuto uno di 6 anni ed è stato assolto dall’accusa di cessione di sostanze stupefacenti. L’appello bis era stato imposto dalla Cassazione, che nella sua sentenza dell’ottobre 2023 aveva fatto cadere alcuni capi di imputazione. Invece, per Yousef Salia è definitivo l’ergastolo.



La Cassazione aveva rivisto in parte la sentenza per tre dei quattro imputati, mentre per Gara andava solo rivalutata l’accusa di omicidio per verificare se fosse stato presente quando fu pronunciata la frase «Meglio lei morta che noi in galera», quindi la scelta di lasciar morire Desiree Mariottini, su cui si basava l’imputazione. Invece, per Minthe andava rivalutata l’accusa di spaccio, mentre per Salia l’accusa di stupro veniva annullata in quanto assorbita in quella di omicidio, essendo più grave. La famiglia di Desiree Mariottini non ha rilasciato dichiarazioni dopo la sentenza, ma l’Ansa riporta l’amarezza della madre e dei parenti. Gli avvocati di parte civile hanno precisato che attendono che vengano depositate nelle prossime settimane le motivazioni della sentenza.



“NON HANNO FATTO NULLA PER SALVARE DESIREE MARIOTTINI”

In base all’accusa della procura di Roma, nella tragica morte di Desiree Mariottini fu decisivo il ruolo dei quattro imputati che, con ruoli diversi, non fecero nulla di fatto per salvare la vita della ragazza di Cisterna di Latina. Infatti, nelle motivazioni della sentenza di rinvio, la Cassazione spiegò che la minorenne era morta al culmine di una sequenza considerevole di eventi criminosi che si sono dipanati in varie ore in cui la somministrazione di droghe che causò l’overdose si legarono ad altre condotte, come la mancata attivazione dei quattro uomini per aiutare la ragazza che invece venne lasciata agonizzante anziché essere soccorsa.



I giudici della Suprema Corte ritengono che non vi siano dubbi riguardo il fatto che i quattro sapevano delle condizioni di Desiree Mariottini prima di morire, una consapevolezza dimostrata anche dal tentativo di rianimarla con schiaffi, acqua versata sul viso e somministrando acqua miscelata con zucchero, salvo poi decidere di lasciarla morire dopo aver constatato che non riuscivano a farla riprendere.