Desirée Piovanelli aveva soltanto 14 anni quando, nel settembre 2002, fu brutalmente uccisa in un casolare di Leno, nella provincia di Brescia. Un crimine efferato e sconvolgente le cui vibrazioni sinistre non smettono di scuotere le cronache, anche alla luce delle ultime dichiarazioni che la difesa di uno dei condannati per l’omicidio, Giovanni Erra (unico adulto del branco all’epoca dei fatti contestati), avrebbe affidato a Giallo spiegando la presenza di un elemento che potrebbe costituire prova di una ricostruzione differente dell’accaduto.



Nello specifico, secondo quanto riportato dal settimanale che cita le parole dell’avvocato Antonio Cozza, difensore di Erra, si tratterebbe di uno scontrino che sposterebbe l’orario dell’acquisto dell’arma del delitto – un coltello – indietro di circa un’ora escludendo così il coinvolgimento del suo assistito nella fase omicidiaria. Giovanni Erra è l’unico ancora in carcere, adulto all’epoca dell’omicidio, condannato in via definitiva a 30 anni di reclusione. Tre giovani allora minorenni, processati e condannati per la morte di Desirée Piovanelli, hanno scontato la pena e sono tornati in libertà. Il padre della vittima, Maurizio Piovanelli, non ha mai smesso di ritenere che parte della verità sia ancora sommersa e che vada cercata in una presunta rete di pedofili forse ancora attiva e rimasta dalla lente delle indagini.



Omicidio Desirée Piovanelli, difesa di Giovanni Erra: “Uno scontrino cambia la ricostruzione”

Secondo la difesa di Giovanni Erra, unico adulto dei quattro condannati in via definitiva per l’omicidio di Desirée Piovanelli, l’uomo era a casa al momento del delitto e non sulla scena del crimine che poi gli è stato contestato e per il quale è stato condannato a 30 anni di carcere. Antonio Cozza, avvocato che lo assiste, riporta il settimanale Giallo, torna sulla posizione di Erra sostenendo che dormisse nella sua abitazione quando la povera Desirée Piovanelli veniva uccisa. Una ricostruzione opposta a quanto emerso a processo e che, secondo il legale, sarebbe resa possibile da una precisa indicazione oraria sullo scontrino che documenterebbe l’acquisto del coltello, arma del delitto, da parte di uno dei minori implicati.



Il 28 settembre 2002 a Leno, in quella cascina abbandonata in cui la 14enne sarebbe stata uccisa con oltre 30 coltellate, secondo l’accusa Desirée Piovanelli sarebbe stata attirata da Nicola Bertocchi, allora 16enne, nel contesto di un piano – per gli inquirenti teso alla violenza sessuale e all’uccisione della ragazza – organizzato con altri due minorenni, Mattia Franco e Nicola Vavassori, e l’allore 36enne Giovanni Erra. Quest’ultimo, stando a quanto dichiarato dal suo avvocato a Giallo, non avrebbe però commesso il fatto. In sede di confessione dell’epoca, scrive il settimanale, uno dei minori avrebbe detto di essere andato al supermercato alle 15.10, ma lo scontrino indica un altro orario: le 14.14. Secondo la difesa questo dettaglio, spostando tutto indietro di un’ora rispetto alla ricostruzione ufficiale, escluderebbe Erra dall’alveo delle responsabilità costituendo prova utile a scagionarlo.