Ci sarebbe l’ombra della pedofilia dietro la morte della giovanissima Desirée Piovanelli. Giovanni Erra, considerato il capobranco ed attualmente in carcere dove sta scontando 30 anni di reclusione, ha scritto una lettera indirizzata a Barbara d’Urso: “Sono molto felice che lei mi stia aiutando”, ha esordito. La conduttrice ha specificato come, essendo sotto testata giornalistica, si sia solo limitata a raccontare l’incredibile e triste vicenda. “Io sono innocente, Santo Dio. Io non c’ero quel giorno, ero a casa mia, mi ricordo bene che dormivo. Io sono un uomo molto fragile non sono capace di fare neanche a mosca. Anche io voglio sapere la verità. Conoscevo molto bene la povera Desirée – ha aggiunto – veniva a casa mia e giocava con mio figlio, io uscivo e stavo con loro”. Il suo avvocato, in collegamento con la trasmissione, ha smentito un presunto coinvolgimento dell’uomo con il giro di prostituzione ipotizzato dagli inquirenti. Lui, di contro, si dice molto dispiaciuto per quanto accaduto, comprendendo il dolore della famiglia della vittima. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



DESIRÉE PIOVANELLI: OMICIDIO È ANCORA GIALLO

L’omicidio di Desirée Piovanelli, la giovane 15enne di Leno uccisa nel 2002, massacrata a coltellate, sarà oggi al centro della trasmissione Pomeriggio 5 nello spazio iniziale dedicato alla cronaca. L’adolescente fu vittima di un tentato stupro in una cascina abbandonata poco distante dalla sua abitazione, in seguito al rifiuto del quale fu uccisa brutalmente. Secondo il padre della ragazzina, ci sarebbe un mandante dietro a questo assassinio, mai di fatto venuto alla luce. Per l’omicidio di Leno, come fu tristemente ribattezzato, avvenuto il 28 settembre di quasi 17 anni fa, furono condannati in via definitiva tre minorenni ed un adulto. Si tratta di Nicola Bertocchi (vicino di casa di Desirée), Nicola Vavassori e Mattia Franco, tutti 16enni al momento dei fatti. A finire in manette anche Giovanni Erra, l’unico adulto del branco ed anche lui vicino di casa della vittima. Mentre i ragazzini sono tornati in libertà dopo aver scontato la propria condanna, Erra si trova ancora in carcere dove sta scontando una pena di 30 anni di reclusione. Uno degli allora minorenni, rivela Velvetgossip, avrebbe riferito al padre della vittima alcuni importanti elementi che andrebbero a chiarire quelli che ad oggi restano dei lati oscuri nell’intera vicenda.



DESIRÉE PIOVANELLI, IL PADRE “C’È UN MANDANTE”

Desirée Piovanelli fu attirata nella cascina con l’inganno da Bertocchi, il quale aveva pianificato lo stupro ai suoi danni. Qui trovò la morte ma secondo il padre, dietro l’intera vicenda ci sarebbe un mandante misterioso sempre rimasto coperto e che faceva parte del gruppo di adulti che organizzava serate a luci rosse alle quali prendevano parte anche delle minorenni. Qui si sarebbe fatto uso anche di droga. “Un gruppo che pagava chi rapiva le giovani da portare poi ai festini”, aveva aggiunto sempre il papà di Desirée di recente ai microfoni di Quarto Grado. Intanto, oggi a Pomeriggio 5 sarà trasmessa in esclusiva la lettera dal carcere di Giovanni Erra, indirizzata al programma Mediaset e nella quale l’uomo si difende e chiede anche lui che vengano fatte ulteriori indagini sul caso. Già in passato Erra aveva rivelato: “Qualcuno sa chi è il vero killer”. Per questo aveva chiesto la revisione del processo.

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