La crisi di governo che tiene in ansia italiani e mercati non rappresenta invece un problema per Vito Petrocelli ed Emanuele Dessì. I due senatori, entrambi ex M5s, sono volati in Nicaragua nelle scorse ore. Alla vigilia del voto di fiducia a Draghi, i due ex grillini sono stati accolti da Gustavo Porras, presidente dell’Assemblea nazionale del Nicaragua. In occasione del 43esimo anniversario della rivoluzione sandinista, quella serie di eventi che ha portato alla fine della dittatura di Anastasio Somoza Debayle nel 1979 e la presa del potere da parte del Fronte Sandinista di Liberazione nazionale, che ha governato fino al 1990, i due senatori si sono recati dunque in Nicaragua, scatenando in Italia una bufera alla luce della crisi di governo in corso.



Li ha tirati in ballo Pierferdinando Casini, il primo a parlare alla ripresa dei lavori dopo il discorso di Draghi. «Ci sono due colleghi parlamentari che dovrebbero stare qui a rappresentare le battaglie dei loro elettori, in particolare contro un presidente che hanno avversato sempre, e che mi risulta siano in Nicaragua a celebrare la rivoluzione sandista», ha dichiarato il senatore di “Per le Autonomie” all’inizio del suo intervento.

LA SVOLTA AUTORITARIA DEL NICARAGUA E LA RUSSIA…

La questione non è solo di opportunità. C’è stata, infatti, una svolta autoritaria di Daniel Ortega, con un giro di vite contro il dissenso che ha colpito centinaia di associazioni no profit, ong e personalità legate alla stessa rivoluzione, tanto che l’Onu ha puntato il dito contro, mettendo sotto stretta osservazione le mosse del governo di Managua. Ma l’attenzione sul Nicaragua si lega anche alla politica internazionale, perché si tratta di uno dei partner più stretti della Russia nel cosiddetto “cortile di casa” degli Stati Uniti, infatti ha aperto le porte a missioni militari russe. Già l’anno scorso sono scattate le sanzioni Usa contro il governo di Ortega, tanto che i suoi membri non possono entrare in territorio americano per le accuse di brogli alle elezioni e repressione del dissenso. Vito Petrocelli, ora iscritto al Cal (Costituzione ambiente lavoro) ed Emanuele Dessì, ora accasato nel Partito comunista di Rizzo, sono invece entusiasti. «Ortega è l’equivalente di Papa Francesco, è Stato e dio, riconosciuto come leader da tutti», diceva Dessì ieri a Repubblica. Non esclude altre visite: «A Cuba siamo stati invitati, andremo poi, e torneremo in Venezuela, in Cina e poi quando finisce la guerra anche in Russia».