Sulle pagine del quotidiano La Stampa, il filosofo e docente torinese Gianni Vattimo ha riflettuto in un’intervista sull’attualità del mondo, soffermandosi soprattutto sulla destra al potere in Italia (ma che prende sempre più piede in tutta Europa) e sulla guerra in Ucraina. Un’attualità complessa e lacerata, fatta di emergenze e problemi, ma che secondo il filosofo siamo soprattutto noi esseri umani ad aver creato e plasmato, con l’indifferenza.



Partendo dalla destra italiana al potere, Vattimo sostiene che “è il frutto di un’erosione in corso da tempo” e la cosa principale su cui dovremmo interrogarci sono “le nostre colpe nella riemersione di una desta nazionalista e xenofoba“. Nostre, in quanto cittadini, ma anche rappresentati politici, perché secondo il filosofo “quello che la sinistra ha ignorato o omesso ha spalancato le porte al quadro politico odierno”. Parlando della premier Meloni, Vattimo sostiene di essere preoccupato dalla “vicinanza alle idee di leader populisti come l’ungherese Viktor Orban. Inquieta”, rincara, “anche la chiusura mentale sulle famiglie ‘non tradizionali'”.



Vattimo: “Sui migranti si ascolti il Papa”

Complessivamente, insomma, l’idea di Gianni Vattimo è che l’attualità politica che vede la destra prendere sempre più piede in tutta Europa, sia soprattutto riflesso delle colpe di tutta la società. La questione principale, utile anche come esempio al suo discorso, secondo lui sono però i migranti. “Le migrazioni avvengono da sempre ma la destra le strumentalizza come apocalittiche”, mentre “la sinistra quando era al governo non ha fatto granché”.

Secondo Vattimo, per uscire da questo loop, “andrebbe ascoltato l’accorato appello del Pontefice a ‘pensare e generare un mondo aperto‘ lanciato nell’enciclica Fratelli tutti”. Spiega, infatti, che “il richiamo del Pontefice è più che mai pressante. Ciò che mi sta più a cuore è proprio mettere al centro la questione delle migrazioni. Un tema ancora poco presente nelle politiche mondiali, non solo europee”, spiega Vattimo. “La verità è che ci stiamo allontanando gli uni dagli altri quando invece, dopo la terribile esperienza dell’isolamento per il Covid, dovremmo ripensarci appunto come ‘fratelli tutti‘”.