A Torino i detenuti musulmani del carcere minorile “Ferrante Aporti” hanno visto accolta la loro richiesta di essere assistiti nella preghiera da un imam, dopo avere asserito in una lettera che, fino a quel momento, era stato leso un loro diritto costituzionale. Così, venerdì scorso, l’imam Walid Dannawi – che presiede il culto anche al carcere “Lorusso e Cutugno” – ha pregato insieme ai minorenni, cosa che non accadeva da un paio di anni.



“La Repubblica” di Torino ha raccolto la sua testimonianza diretta. “La richiesta dei ragazzi mi ha colpito molto ed è stato bello vederne ben 12 – ha raccontato –. La partecipazione al carcere minorile è più discontinua che tra gli adulti e c’erano periodi in cui alla preghiera non si avvicinava nessuno. Sono molto contento di questa affluenza e non intendo abbandonarli fino a quando non si troverà un imam tutto per loro. La guida religiosa è molto importante a questa età, perché deve avere un linguaggio educativo, che non faccia sentire loro il peso di quello che hanno fatto, ma che li aiuti anche a non perdersi”.



TORINO, GIOVANI DETENUTI OTTENGONO IMAM: “GIUSTO COLMARE QUESTA LACUNA”

Intanto, l’Unione delle comunità islamiche in Italia (Ucoii) ha avviato alcuni contatti con due giovani imam nati e cresciuti nel nostro Paese e che parlano l’italiano come prima lingua, al fine di accreditare un nuovo ministro del culto da inserire all’interno della struttura penitenziaria minorile. Tutto ha avuto inizio quando i ragazzi hanno scritto una lettera alla garante dei detenuti, Monica Gallo: “Per noi la fine del Ramadan è una festa molto importante. È come il Natale per voi. Studiando la Costituzione, due articoli ci hanno colpito: tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge e tutti hanno diritto di esercitare in pubblico o in privato il culto”.



In quel periodo, non si era riusciti a trovare una soluzione, ma la richiesta non è finita nel dimenticatoio e, adesso, è stata esaudita. A sottolineare l’importanza della questione, sempre ai microfoni de “La Repubblica”, è stato Hamdan Al Zeqri, consigliere dell’Ucoii con delega alle carceri: “Abbiamo una rete di imam e guide religiose negli istituti penitenziari di tutta Italia e ci sono anche donne. Naturalmente la presenza è maggiore tra i detenuti adulti, ma ci ha colpito molto l’appello che hanno lanciato i ragazzi di Torino”.