Alessandro Di Battista, ex deputato del Movimento Cinque Stelle, si è scontrato questa sera con Massimo Giannini, direttore del quotidiano “La Stampa”, sul ring televisivo di “Otto e Mezzo”, trasmissione di La7 condotta da Lilli Gruber. Oggetto della contesa, la caduta del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, di cui Di Battista continua a difendere strenuamente l’operato, lanciandosi in un’affermazione sicuramente destinata a fare discutere: Io penso che Conte sia stato scalzato dai poteri forti – ha affermato –. Il gruppo GEDI, all’interno del quale lavora rispettabilmente il direttore Massimo Giannini, Confindustria per quanto riguarda i gruppi industriali e anche i poteri esteri: non a caso il cambio di Governo negli Stati Uniti ha coinciso con il cambio di Governo in Italia”.



Di Battista ha poi aggiunto: “Non parlo di complotto, ma penso sia evidente che ci sia stata una convergenza di interessi tra questi gruppi di potere. Il gruppo GEDI della famiglia Elkann, che ha anche interessi finanziari, fa riferimenti ai poteri forti. Quali sono le prove a supporto di ciò che affermo? Si guardi alla campagna mediatica per mesi andata avanti contro il Governo precedente, attraverso svariate dichiarazioni da parte di Confindustria, che è evidente abbia un legame con partiti politici come la Lega. Salvini è stato convinto a sostenere l’esecutivo di Draghi”.



DI BATTISTA VS GIANNINI, LA REPLICA: “CONTE NON AVEVA I NUMERI”

Alessandro Di Battista ha così esposto la sua tesi circa la fine del Governo Conte e Lilli Gruber ha dato pertanto la parola a Massimo Giannini per consentirgli di replicare, visto e considerato che “La Stampa” appartiene proprio al gruppo GEDI tirato in ballo dall’ex pentastellato: “Ebbi già un confronto su questo argomento con Andrea Orlando – ha rivelato Giannini –. Spiegatemi però una cosa: qualunque potere forte o sedicente tale, che armi ha per buttare giù un Governo? Potrei ancora capirlo – non condividerlo – ai tempi del Governo Berlusconi, poiché l’ultimo suo mandato fu spazzato via da una crisi economica spaventosa”. Giannini ha quindi chiosato sottolineando che “Conte è andato via non perché i mercati finanziari si sono ribellati o i poteri economici lo hanno bastonato. Questo atteggiamento non ci aiuta a capire la fase che stiamo vivendo: Conte era stato indicato per un Governo ter, ma non aveva i numeri”.



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