COSA HA DETTO LA FILOSOFA DI CESARE DOPO LA MORTE DELLA BRIGATISTA BALZERANI
«La tua rivoluzione è stata anche la mia»: con queste brevi parole la filosofa Donatella Di Cesare ha voluto salutare ed elogiare la memoria di Barbara Balzerani, la cosiddetta “Compagna Luna” delle Brigate Rosse morta lo scorso 4 marzo a 75 anni dopo una lunga malattia. Immediata la bufera politica che nasce dal post su Instagram di Di Cesare, poi rimosso ore dopo per il caso subito montato: dopo la notizia della morte, la docente ordinaria di Filosofia Teoretica all’Università “La Sapienza” di Roma scrive sui social «La tua rivoluzione è stata anche la mia, le vie diverse non cancellano le idee, con malinconia un addio alla compagna Luna».
Il riferimento è diretto alla “primula rossa” Balzerani e al suo impegno politico contro lo Stato durante la lotta armata degli anni Settanta e Ottanta: secondo Di Cesare il passato da terrorista, mai pentita tra l’altro, con le tante azioni compiute da Balzerani (da Girolamo Minervini fino ovviamente all’onorevole Dc Aldo Moro) non inficerebbe l’importanza storica e culturale di tale “antagonista”. La bufera politica su Di Cesare segue il post del collettivo “Cambiare Rotta” in memoria della brigatista che prese parte all’agguato di Via Fani e al sequestro di Aldo Moro: la sigla comunista era presente tra i ragazzi di Pisa venuti allo scontro con i manganelli della polizia durante il corteo non autorizzato pro-Palestina. Con la morte della scrittrice e brigatista, il collettivo che si autodefinisce “organizzazione giovanile comunista” scrive un post che subito diventa “incendiario”: «Barbara Balzerani ci ha lasciato, comunista rivoluzionaria non si è mai dissociata dalla storia sua e di chi come lei ha voluto e tentato l’assalto al cielo. Che la terra ti sia lieve». Dal collettivo al Coordinamento femminista e lesbica che saluta Balzerani come un idolo, un simbolo: «Barbara Balzerani compagna, amica, sorella ci ha lasciate. Il dolore è troppo grande per riuscire a scrivere altro. A lei dedichiamo il nostro 8 marzo».
Ma davvero @DiDonadice ha fatto questo Post (poi cancellato per vigliaccheria) per ricordare la terrorista rossa che con le BR rapì Moro e senza mai pentirsi rivendicò l’omicidio di Lando Conti?
Non sono queste le idee che non si cancellano da insegnare alla #Sapienza… pic.twitter.com/trTlOWANdd— Giovanni Donzelli (@Donzelli) March 4, 2024
LE REAZIONI AL POST CHOC DI DI CESARE: DALLA POLITICA ALLA RETTRICE DELLA SAPIENZA
Ritornando alle parole poi rimosse da Di Cesare (senza per ora una nota a commento di spiegazioni o scuse, ndr), lo scontro politico si è acceso immediatamente con la segnalazione fatta dal responsabile organizzativo di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli: sui propri canali social riporta il post rimosso e scrive «Ma davvero Donatella Di Cesare ha fatto questo post (poi cancellato per vigliaccheria) per ricordare la terrorista rossa che con le Br rapì Moro e senza mai pentirsi rivendicò l’omicidio di Lando Conti?». Per il deputato FdI quanto scritto da Di Cesare «non sono queste le idee che non si cancellano da insegnare alla Sapienza». Secondo l’assessore all’Università della Regione Lazio, Luisa Regimenti, il post della docente che inneggia alla brigatista Balzerani «è qualcosa di estremamente grave. La Sapienza è l’Università dove insegnavano Aldo Moro, Vittorio Bachelet ed Ezio Tarantelli, vittime della tragica stagione degli anni di piombo».
Per la rettrice dell’Università “La Sapienza”, Antonella Polimeni, il post di Di Cesare è sconcertante: «proviamo sconcerto per quanto dichiarato sui social media dalla professoressa Donatella Di Cesare in merito alla scomparsa di Barbara Balzerani». Nella nota consegnata all’ANSA, a nome di tutta la Comunità Accademica, la rettrice sottolinea «l’altissimo tributo di sangue pagato dall’Università Sapienza nella stagione del terrorismo, conferma la ferma condanna di ogni forma di violenza e prende le distanze da qualsiasi dichiarazione di condivisione o vicinanza a idee, fatti e persone che non rispettano o hanno rispettato le leggi della Repubblica e i principi democratici espressi dalla Costituzione».
Secondo il capogruppo FdI alla Camera, Tommaso Foti, il “caso” Di Cesare non va preso sottogamba: «È necessaria una profonda riflessione sulla pericolosità di dare risonanza, nelle università e nelle televisioni, a nostalgici di un tempo oscuro, in cui si affermavano le idee malsane e rivoluzionarie a colpi di mitra, con le bombe e coi sequestri di persona finiti in tragedia. Tutta la politica, oltre ai vertici de La Sapienza, prenda le dovute distanze dai nostalgici dell’odio e del terrorismo». Fronte Pd l’unico a prendere posizione è il senatore Francesco Verducci, attuale vicepresidente commissione Antidiscriminazioni del Senato: «inquietanti le parole di Di Cesare. Da parte mia assoluto rispetto per la morte di una persona. Ma non posso non rimanere impietrito di fronte al giudizio politico sul fenomeno delle Br».
POST SU BALZERANI, L’INTERPRETAZIONE DI CACCIARI
All’Adnkronos ha poi parlato il filosofo e collega di Donatella Di Cesare, Massimo Cacciari, cercando di spiegare l’ipotetico motivo dietro il post choc poi rimosso dalla filosofa su Instagram: «Conoscendo Donatella Di Cesare e conoscendo la sua storia, che non ha nulla a che vedere con le Br, voleva semplicemente dire che siamo nati tutti negli anni ’60 con la speranza di una trasformazione radicale di questo mondo finito in merda».
Per l’ex sindaco Pd di Venezia, Di Cesare ha sbagliato a inneggiare a Balzerani: «È chiara la sciagura che hanno rappresentato le Brigate Rosse, la Di Cesare che è più giovane di me non ha vissuto gli anni di piombo, né la sciagura che hanno rappresentato i brigatisti per noi e per le nostre speranze, per una idea di riforma di questo paese; sono stati loro insieme alla P2 col delitto Moro a bloccare la trasformazione del nostro paese. Uno che come me ha vissuto tutto questo può capirlo, un altro nato dopo può parlare di speranze rivoluzionarie».