Luigi Di Maio fa retromarcia. O meglio: nega di essersi reso protagonista di una fuga in avanti sul Mes. Dopo l’intervista concessa a La Stampa, di cui lo stesso portale del ministero degli Esteri riportava il titolo “Di Maio apre: sul Mes si può trattare” – e della quale potete trovare i passaggi fondamentali qui sotto – il titolare della Farnesina interviene su Twitter per precisare la sua posizione e quella del MoVimento 5 Stelle: “Non ho mai detto di dover essere pragmatici sul Mes, che continuiamo come ha detto anche Vito Crimi a ritenere uno strumento inadeguato, bensì ho detto di essere pragmatici sul negoziato europeo. Bisogna focalizzarsi sui temi, in particolare sui tempi del recovery fund”. Dunque, almeno per ora, il M5s sceglie di non esporsi troppo a favore del Mes. Da capire quale sarà l’atteggiamento di Conte nelle trattative europee vista la resistenza del partito di maggioranza relativa ad accettare uno strumento di sostegno prima approvato dall’Eurogruppo e poi confermato dal Consiglio Europeo nel pacchetto di misure che la Commissione Europea sottoporrà ai leader europei nei prossimi giorni. (agg. di Dario D’Angelo)



LUIGI DI MAIO: L’INTERVISTA A LA STAMPA SUL MES

Ha un significato politicamente molto importante l’intervista a La Stampa con cui Luigi Di Maio apre di fatto ad un Mes senza condizioni, garantendo il sostegno a Giuseppe Conte. Parole che non possono che essere interpretate come l’indirizzo di tutto il MoVimento 5 Stelle, visto che a pronunciarle è non solo l’ex capo politico ma anche la figura più in vista dei pentastellati. Il ministro degli Esteri ha spiegato: “Sul Mes faccio una riflessione più ampia. Abbiamo da una parte chi tifa contro l’Italia, e io lo trovo sconcertante. Dall’altra abbiamo chi considera il Mes la salvezza nazionale. Non è vero neanche questo. Dobbiamo essere pragmatici. Questa è la partita della vita per noi. E non è ancora finita. Anzi, è appena iniziata”. Sull’ordine del giorno di Giorgia Meloni, che chiedeva di bocciare il salva Stati, Di Maio nega che il M5s sia andato in difficoltà: “Nessuna contraddizione, l’ho trovato una messinscena. Il Parlamento ha un valore assoluto, non può essere trattato come il palcoscenico mediatico di qualcuno”.



DI MAIO: “LAVORO IN NERO REATO, MA CHI DEVE SFAMARE I FIGLI…”

Massimo sostegno a Giuseppe Conte quello manifestato da Luigi Di Maio nella sua intervista a La Stampa. In primis sul Recovery Fund: “Conte ha ragione. Oggi gli aspetti fondamentali sono due: la quantità di soldi e i tempi dello stanziamento. Soprattutto i tempi, che devono essere certi. L’Italia non può aspettare. Così come non dobbiamo fare l’errore di pensare che siamo usciti dall’emergenza coronavirus, non dobbiamo pensare di aver già vinto in Europa”. Sul toto-nomi che impazza per un eventuale dopo-Conte a partire da giugno per gestire la ripartenza e che oggi vede coinvolto Vittorio Colao, Di Maio replica: “Ecco, dopo Draghi ora si inizia con Colao, quale sarà il terzo nome che verrà usato solo per buttare giù Conte? In quale altro Paese del mondo colpito dalla pandemia il dibattito mediatico si sta concentrando sulla possibilità di un nuovo governo?”. Oltre ad insistere sulla necessità di un reddito di emergenza (“C’è ampio consenso nella maggioranza”), Di Maio dice la sua sull’opportunità di dare soldi a chi lavora in nero: “Da ministro e da uomo dello Stato le dico che chi lavora in nero compie un reato. Da essere umano aggiungo che è inimmaginabile che un padre possa trovarsi nella condizione di non poter sfamare i figli”.

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