Come da anticipazioni, Luigi Di Maio ha annunciato nel pomeriggio di ieri le sue dimissioni dal ruolo di capo politico del Movimento 5 Stelle. Il ministro degli esteri vuole concentrare il suo lavoro sulla Farnesina, e soprattutto, è stanco delle continue diatribe createsi negli ultimi mesi all’interno dei pentastellati, e che hanno portato a numerose defezioni, una dietro l’altra. Ma guai a pensare che quello di Di Maio sia un addio. Come scrive l’edizione online de La Stampa, infatti, l’ormai ex numero uno del M5s punta a ricandidarsi, ma il suo sarà un grande ritorno, quasi per acclamazione. E’ infatti ancora convinto di essere un uomo forte all’interno del suo partito, e di conseguenza, vuole essere scelto, e perchè no, anche un po’ desiderato. Difficile dire quando questo succederà, sicuramente non in tempi brevi, e ipoteticamente si potrebbe pensare al prossimo autunno o inverno (nel giro quindi di 12 mesi), ma Di Maio vuole tornare, e vuole farlo più forte di prima. Il messaggio l’ha già mandato: «Si diventa più grandi se si chiariscono le posizioni. Ci sono temi su cui vanno sciolte una volta per tutte le nostre ambiguità». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



DI MAIO SI E’ DIMESSO DAL RUOLO DI CAPO DEL MOVIMENTO 5 STELLE: L’ANNUNCIO

Alle ore 18 Luigi Di Maio annuncia di lasciare la guida del M5s, anche se non uscirà dalla politica: serve fiducia, serve rifondazione e bisognerà puntare su nuove battaglie sia contro sia per favorire la crescita del Paese. Questi i punti fondamentali presentati da Di Maio. «Dopo i facilitatori regionali e nazionali, ci sarà più capacità di ascolto e legittimati per fare sempre di più per il Movimento nel territorio: ho lavorato per un anno a questo progetto dopo le Regionali di Abruzzo, ho portato a termine il mio compito», spiega l’ex leader grillino dopo aver presentato i nuovi facilitatori regionali. Ora scatta il percorso verso gli Stati Generali del 15 marzo, «lo faremo tutti insieme: Italia cambiata anche grazie al M5s, dobbiamo dare risposte immediate e forti per il futuro del nostro Paese. Siamo la bussola dei cittadini per difenderli dalle minacce». Sempre Di Maio alza la sfida: «Giunto il momento di rifondersi: oggi si chiude un’era, per questo ho deciso di leggervi questo discorso iniziato a scrivere un mese fa. Ho iniziato nel 2013 e tutto quanto ho fatto è sempre stato per la fiducia al buio che avevamo per Grillo e Casaleggio: in questi anni il Movimento è cresciuto e ho dato tutto per proteggerlo dagli aprofittatori e dalle trappole lungo il percorso, anche prendendo scelte dure e incomprensibili. Alcuni hanno ci hanno tradito ma tanti altri non se ne sono andate». Il passaggio del discorso va poi sul punto più “personale”, «Sarò ricordato per aver fatto qualcosa di buono per questo Paese, è un privilegio […] mi fido di chi verrà dopo di me. Non siamo finiti, abbiamo appena cominciato»: è ancora Di Maio che attacca alcuni suoi “ex” amici e colleghi che si sono distaccati (senza fare nomi), «Ci sono tantissimi che criticano senza nemmeno costruire: noi abbiamo occasione unica, ma bisognava avere fiducia in noi stessi senza andare l’uno contro l’altro come troppo spesso successo in questi anni. Io però mi fido di voi: ma state attenti alle fughe di notizia, tante volte ci hanno rovinato in questi anni, vi chiedo di fare maggiore attenzione». La conclusione è dettata al lascito nella guida M5s: «Serve togliere concessioni Autostrade a Benetton: tante battaglie le abbiamo fatte contro, no Tav, no Tap, no Ilva, contro lobby e corruzioni. Alcune battaglie si potevano fare, altre meno: M5S non si giudica per 20 mesi al Governo. Meglio ingenuo che imbroglione. Ci eravamo illusi che realizzando il programma avremmo preso più voti, ma non basta».



VITO CRIMI REGGENTE DEL M5S

Come da statuto M5s sarà dunque Vito Crimi a raccogliere la reggenza della guida M5s dopo le dimissioni di Luigi Di Maio: come nota il Fatto Quotidiano, sarà lo stesso Crimi a scegliere il capo delegazione M5s per il Governo, che dunque potrebbe non essere più lo stesso Luigi Di Maio (anche se rimane Ministro degli Esteri). Nel frattempo su Facebook l’ormai ex leader grillino ha scritto poco fa dando appuntamento per la diretta video dell’annuncio «Oggi pomeriggio alle 17.00 sarò a Roma insieme a tutti i facilitatori regionali. Mi collegherò in diretta perché ho delle cose importanti di cui parlarvi… Vi aspetto, forza M5s». Nell’attesa di capire cosa succederà in seno al Movimento, interviene ancora il Segretario Pd Zingaretti che torna a parlare dell’addio di Di Maio dalla guida M5s e spiega a Rai News24 «nessuna conseguenza sul Governo dopo il passo indietro di Di Maio: spero che il M5s si ponga sempre all’opposizione di una destra estrema e xenofoba». Raggiunto dal Fatto Quotidiano, il Presidente della Commissione Affari Costituzionali Giuseppe Brescia spiega così l’addio del suo ex capo: «Il mio rapporto con Luigi è sempre stato un po’ conflittuale, ma abbiamo sempre remato dalla stessa parte, quella che voleva il bene del Movimento e dell’Italia. Insieme abbiamo raggiunto risultati inimmaginabili e lui di certo non si è mai risparmiato. Se dovesse dimettersi da capo politico bisognerà pensare ad un nuovo modello di gestione, un comitato eletto dagli iscritti, che abbia la fiducia del garante (Beppe Grillo, ndr). Potrebbe essere questa l’idea da portare alla discussione degli stati generali».



“LASCIO GUIDA M5S, DIMISSIONI IRREVOCABILI”

«Lascio, le mie dimissioni da capo politico M5S sono irrevocabili»: sono queste le parole – riportate da Ansa e Messaggero – di Luigi Di Maio nella riunione conclusa poco fa con i Ministri e viceministri M5s convocati a Palazzo Chigi proprio per annunciare il suo passo di lato a 4 giorni dalle Elezioni Regionali. Confermata pure la diretta della conferenza stampa alle ore 17 dal Tempio di Adriano, non appena avrà presentato ufficialmente i nuovi faciliatatori regionali del Movimento che dovranno condurre il Movimento verso il rinnovamento del prossimo futuro. Un rinnovamento che non avrà come guida politica l’attuale Ministro degli Esteri: autentico terremoto dunque nel Governo, già piuttosto diviso al suo interno e in attesa del risultato delle Regionali per capire i prossimi passi. Nel vertice di Palazzo Chigi, durato circa un’ora e mezza, i ben informati hanno riportato al Messaggero come si siano registrati diverse posizioni che andavano dal chiedere di rimanere fino agli Stati Generali, allo stesso ripensamento sulla sua decisione. Ma le dimissioni vengono definite «irrevocabili» e nell’immediato dovrebbe essere Vito Crimi a divenire reggente M5s nell’attesa di comunicazioni circa i prossimi step per formare la nuova direzione del Movimento 5 Stelle.

DIMISSIONI DI MAIO DALLA GUIDA M5S

Alle ore 17 Luigi Di Maio lascerà il suo ruolo da capo politico del M5s: l’indiscrezione-bomba lanciata ieri sera e inizialmente non confermata dall’entourage del Ministro degli Esteri, ora trova una completa affermazione in tutti i principali retroscena politici dei vari quotidiani, finanche al Premier Conte che non smentisce affatto l’addio del giovane capo politico a 5 Stelle. «Di Maio è stato tirato per la giacchetta, dunque aspettiamo che assuma lui un’iniziativa», ha spiegato in un’intervista mattutina a Rtl il Premier Giuseppe Conte, confermando di fatto che le voci delle dimissioni di Di Maio siano tutt’altro che infondate. Secondo Open e Repubblica, l’occasione sarebbe offerta dall’incontro che terrà Di Maio in diretta alle ore 17 appunto al Tempio di Adriano per la presentazione dei facilitatori regionali del M5s: proprio questo punto doveva essere l’inizio del rilancio del nuovo Movimento 5 Stelle verso gli Stati Generali di marzo. Le crisi interne al Governo – senza un’accordo ancora su autostrade, legge elettorale, prescrizione e riforma fiscale, giusto per citare i punti più importanti – l’imminente risultato delle Regionali che potrebbe portare il Movimento sotto il 10% e infine la costante emorragia di parlamentari che verso Lega e Gruppo Misto (gli ultimi due proprio ieri, i deputati Aprile e Nitti) sta affollando le segreterie del Parlamento per annunciare i rapidi dietrofront dopo la distanza dai temi del governo e il “nodo” della restituzione degli stipendi. Un grande caos a 5 Stelle che al momento vedrebbe impossibile per Di Maio proseguire in questa direzione: secondo Il Messaggero, l’ormai ex capo politico avrebbe chiamato Beppe Grillo per confidargli tutta la rabbia e la delusione per la situazione attuale del M5s, «Non ce la faccio più: è impossibile andare avanti così. Del risultato dell’Emilia Romagna non mi importa nulla, io ero per non presentarmi: vada come vada. Non vado in tv a commentare un 5%».

DI MAIO LASCIA LEADERSHIP M5S: TUTTE LE IPOTESI SUL CAMBIO

Le voci si fanno sempre più consistenti, ma le ipotesi ancora sul futuro prossimo del Movimento 5 Stelle sono ancora tutte aperte: nel vertice di questa mattina con Ministri e viceministri M5s Di Maio avrebbe annunciato la linea e i prossimi passi, specie per quanto succederà da lunedì prossimo dopo una più che probabile sconfitta elettorale in Emilia Romagna e Calabria e un Governo che dovrà ritrovare i suoi equilibri avendo il partito più grande di maggioranza in crisi elettorale e in crisi di guida politica. L’idea principale è quella di convocare per gli Stati Generali di marzo un “comitato dei saggi” (un ritorno al vecchio direttorio, nei fatti) che prenda il posto di Di Maio come unico capo politico. La seconda ipotesi è che il membro più anziano del Movimento, Vito Crimi, possa prendere la reggenza fino a quando non verranno convocati nuovi voti su Rousseau sulla leadership del partito; gli altri rumors, da Di Battista a Chiara Appendino come possibili nuovi leader non convincono le fonti dirette in Parlamento che indicano come novità per rilanciare il Movimento una guida collegiale che possa diversi compiti e ruoli proprio per non ritornare ai “vecchi errori” visti con Grillo e Di Maio in questi anni. Dal 32% al 15% in un anno e mezzo è un’eredità pesantissima che l’attuale Ministro degli Esteri – che rimarrà tale anche dopo le dimissioni – lascia al M5s, in più un Governo che non trova accordo quasi su nulla si ritrova ora con uno dei partiti in grossa crisi d’identità: come dice Spadafora questa mattina entrando alla riunione con Di Maio, «se divisi condannati all’irrilevanza». Per il Premier si offre la “medesima” sfida: tentare di tenere assieme un Governo che altrimenti rischia di deflagrare e mandare al voto anticipato il Paese nelle “braccia” del Centrodestra.