Il rapporto tra Luigi Di Maio e il congiuntivo si conferma complicato. Ospite ieri di Lucia Annunziata, il ministro degli Esteri si è lasciato andare ad una gaffe, salvo poi assicurare tramite il suo staff che quella forma in cui ha parlato («qualora Renzi staccava la fiducia al governo») è ammessa. A smentirlo il presidente dell’Accademia della Crusca, intervenuto oggi a Un Giorno da Pecora, su Rai Radio 1. «Ha sbagliato, non è una tragedia, un lapsus può sfuggire a chiunque, ma la frase non funziona. Se la frase fosse stata col “se”, ad esempio, allora sarebbe stata ammessa in modo colloquiale». Ma Di Maio ha invece usato “qualora”.
«Così, invece, è orribile, perché parto da un livello alto», ha dichiarato Claudio Marazzini. In merito alla precisazione dello staff di Di Maio, il presidente dell’Accademia della Crusca ha commentato: «Forse sarebbe stato più elegante se avessero risposto dicendo che un lapsus conversando può sfuggire a chiunque». (agg. di Silvana Palazzo)
DI MAIO, ALTRA GAFFE: “QUALORA RENZI STACCAVA…”
«Il presidente Conte ha detto chiaramente che qualora Renzi staccava la fiducia al governo non ci sarebbe stata la possibilità di ritornare con Renzi»: così Luigi Di Maio sdogana (e non è la prima volta) il “congiuntivo creativo” nelle proprie dichiarazioni tv e social. Questa volta il Ministro degli Esteri è inciampato sull’incubo ‘principe’ della lingua italiana, il congiuntivo per l’appunto, durante l’intervento a “Mezz’ora in più” su Rai 3: mentre disquisiva sulla crisi di Governo e sullo stallo attuale delle ‘trattative’ per allargare la maggioranza, al posto di un onestissimo “avesse staccato” si è inceppato con quel imperfetto ‘impacciato’ scatenando social e avversari politici sulla sua gaffe. Per l’ex leader politico M5s non è però la prima volta che inciampa sul dannato congiuntivo: addirittura in un post Instagram del febbraio 2018 l’attuale titolare della Farnesina vi furono 3 errori in pochissime righe. «Mi impegno a far votare […] una legge che dimezza le indennità dei parlamentari e introduce la rendicontazione puntuale dei rimborsi spesa […] “Io sono convinto che il voto del 4 marzo parlerà molto chiaro e che il governo del MoVimento 5 Stelle è l’unico possibile per non far ripiombare il Paese nel caos»: tre indicativi usati al posto di altrettanti congiuntivi come “dimezzi”, “riduca’ e “sia”.
DI MAIO E QUEL CONGIUNTIVO CHE ‘SALTA’ (ANCORA)
«Dispiace, ma contro l’ignoranza non c’è un vaccino: è necessario ripetere elementari e medie», non si è certo trattenuto Vittorio Sgarbi sui social postando il video del congiuntivo “saltato” oggi in tv da Luigi Di Maio. Così anche la Lega e altri utenti-avversari che stanno facendo diventare il video virale in pochissime ore. Proprio perché la frase non è passata inosservata, lo staff M5s del Ministro Di Maio è intervenuta ponendo forse una ‘toppa’ più incasinata della stesso ‘buco’: «non è un errore perché nel parlato quella forma è ammessa». Non che siamo noi per primi gli infallibili censori della grammatica italiana, ma resta quello un congiuntivo che andava usato e che invece – nella foga del ragionamento – è stato dimenticato. Pace, del resto non è certo questo il vero problema dell’Italia in piena pandemia con una crisi di Governo che aggiunge ‘pathos’ ai già tanti dubbi sull’immediato futuro.
“Se non ci sono i voti adesso non ci sono neanche per il Conte Ter” @luigidimaio “Se non si può fare altro allora la parola dovrà tornare ai cittadini” #DiMaio #mezzorainpiù pic.twitter.com/qdl85eBJny
— Mezz’ora in Più (@Mezzorainpiu) January 24, 2021