DI MAIO SFIDUCIATO DAL M5S: COSA SUCCEDE ORA

Luigi Di Maio non è stato espulso, ma si può parlare di certo di una generale sfiducia nei suoi confronti in uscita dal Consiglio Nazionale notturno: come già spiegato qui sotto, il Ministro degli Esteri non poteva cadere sotto l’onta dell’espulsione per il semplice fatto che non compete al Consiglio Nazionale M5s tale giudizio.



In attesa dunque che qualcosa possa avvenire all’interno del Collegio dei Probiviri, è in realtà il commento di Beppe Grillo che è atteso ogni altro modo all’interno del Movimento: per il momento il silenzio del fondatore e Garante è tutto fuorché un aiuto per fare chiarezza sull’intricata situazione. Conte si è detto dispiaciuto per le parole dell’ex capo politico, e avrebbe espresso «forte rammarico» secondo le fonti emerse dalla riunione notturna. Nella nota conclusiva, il Movimento 5Stelle conferma la collocazione euro-atlantica dell’Italia e si prepara al voto di martedì in Senato sulle Comunicazioni del Premier Draghi: nella risoluzione sostenuta dal M5s, nessun riferimento alle armi, ma ad una de-escalation militare e alla centralità del Parlamento. «La linea euroatlantica non è mai stata messa in discussione», si legge nella bozza redatta da alcuni senatori pentastellati che rimandano così al mittente Di Maio le accuse di anti-atlantismo sollevate nelle scorse ore. In attesa della nota redatta in modo conclusivo – e in uscita questa mattina – la sfiducia in Luigi Di Maio è già posta: «danneggia tutta la nostra comunità politica» e per questo, riportano fonti Adnkronos, il tema delle sanzioni disciplinari è ancora sul tavolo. Al momento, pare ancora dalle ricostruzioni di questa mattina, all’interno del Consiglio Nazionale vi sarebbero tutti e tre i vicepresidenti del M5s – Riccardo Ricciardi, Alessandra Todde, Michele Gubitosa – che vorrebbero già da subito Di Maio fuori dal partito. Nell’intervista odierna a “La Stampa, la senatrice Paola Taverna (vicepresidente vicaria del Movimento) ammette, «non lo riconosco più Di Maio, sembra di sentir parlare Renzi, si comporta come un centrista qualunque. Prima ancora di chiedere se Di Maio deve essere espulso, bisognerebbe chiedere a lui perché fa di tutto per uscire. Ha mentito sulla risoluzione, sapeva benissimo che era un testo vecchio e superato, eppure l’ha usata per attaccarci».



PERCHÈ DI MAIO NON È STATO ESPULSO (PER ORA)

Alta tensione nel Movimento 5 Stelle. I vertici M5s hanno riunito il Consiglio nazionale per discutere di Luigi Di Maio alle ore 21:30. L’ex premier Giuseppe Conte, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, ha posto la questione subito sul piano politico, per evitare toni da processo. Quindi, Di Maio non è stato espulso e l’espulsione non è stata messa sul tavolo, ma il dibattito è stato acceso. “Comunicheremo le nostre decisioni per tempo”, dicono fonti M5s. Ma ritengono che comunque il ministro abbia superato il segno. Ma non è stato espulso e il motivo è semplice: non potevano farlo. Il Consiglio nazionale non può cacciare eletti, ma segnalare il caso al collegio dei probiviri. Ma due esponenti su tre, cioè Fabiana Dadone e Barbara Floridia, fanno parte del governo. Il terzo, Danilo Toninelli, non potrebbe deliberare da solo.



E poi c’è una questione legale: le cause, a partire dal reclamo sulla votazione per lo Statuto contiamo, pesano sulle decisioni interne. Il problema ora è la convivenza interna, perché potrebbe partire la guerra dei numeri. Per i contiani dalla parte di Di Maio ci sono poche persone, “al massimo una ventina”, invece sarebbero 30-40 i parlamentari al fianco dell’ex premier, un numero destinato a crescere, affermano fonti qualificate citate dal Corriere, “se Conte continuerà a tenere posizioni troppo radicali”. La battaglia è appena cominciata. (Agg. di Silvana Palazzo)

“DI MAIO NON ESPULSO DA M5S, MA SCOMUNICATO”

Luigi Di Maio non verrà espulso dal M5s, ma “scomunicato”. Dal vertice grillino in tutta fretta per trattare gli attacchi del ministro degli Esteri contro l’ex premier Giuseppe Conte emerge comunque una frattura netta. I fedelissimi del presidente avrebbero voluto l’espulsione, ma per ora si sarebbe deciso di rinviare il divorzio. I collaboratori di Di Maio, invece, hanno evidenziato che il gruppo chiamato in assemblea appare come un tribunale convocato per processare Di Maio. Infatti, sono convocati una quindicina di membri, dallo stesso Conte ai cinque vice (Paola Taverna, Alessandra Todde, Mario Turco, Michele Gubitosa e Riccardo Ricciardi). Ci sono poi i capigruppo di Camera e Senato, Davide Crippa e Mariolina Castellone, la presidente degli eurodeputati Tiziana Beghin e i responsabili dei comitati tematici. Anche loro scelti da Conte, cioè Gianluca Perilli, Chiara Appendino, Fabio Massimo Castaldo e Alfonso Bonafede. A chiudere il gruppo il capo delegazione M5s al governo Stefano Patuanelli.

Per chi sostiene Luigi Di Maio non è un organo “nel quale sono rappresentate tutte le componenti del Movimento”. In realtà, il Consiglio non ha il potere di cacciare nessuno, perché quella è una decisione che spetta ai probiviri, ma solo dopo aver espletato un iter tutt’altro che semplice e breve. “Ma se non sono riusciti neanche a cacciare Vito Petrocelli quando non voleva lasciare la guida della commissione Esteri, come pensano di espellere qualcuno che fin dall’inizio ha incarnato il volto del Movimento?”, la riflessione dal fronte Di Maio, riportata dal Messaggero. Ci sono poi i “pontieri”, i cosiddetti “ricucitori”, secondo cui l’espulsione di Di Maio sarebbe un autogol. “Vogliono cacciarlo? No. Vogliono che sia lui a prendere atto che ormai nulla lo lega più al Movimento”, la sintesi di un contiamo. Dunque, lo scontro sembra solo rimandato. Infatti, Non è l’Arena fa sapere che non si sta discutendo dell’espulsione, ma delle posizioni di Di Maio. (agg. di Silvana Palazzo)

OGGI CONSIGLIO NAZIONALE M5S: LUIGI DI MAIO SARÀ ESPULSO?

Oggi alle ore 21 all’interno del Consiglio Nazionale M5s si saprà, forse, qualcosa di più circa il futuro politico nell’ordine di: Luigi Di Maio, Giuseppe Conte, il Movimento 5Stelle e pure il Governo Draghi. Esagerati? Forse, ma non del tutto…

La lite interna rimasta “sedata” per mesi all’interno del M5s è esplosa letteralmente dopo l’inizio della guerra in Ucraina e dopo i risultati tremendi del Movimento guidato da Giuseppe Conte alle Elezioni Comunali. Dopo però l’ultima bozza circolata nel weekend circa la risoluzione contro l’invio di armi in Ucraina, le minacce di scissione – lato Di Maio – e quelle di espulsione – lato vertici M5s, Conte in primis – sono improvvisamente esplose. Il vertice di questa sera, riporta l’ANSA, è stato convocato in fretta e furia dopo la nota odierna del Ministro degli Esteri molto polemica contro chi in questi giorni dall’interno del Movimento lo ha attaccato senza remore: ma tutto nasce da quel documento di alcuni pentastellati da presentare in Senato il prossimo 21 giugno durante l’intervento del Premier Draghi in vista del Consiglio Europeo del 23-24 giugno. Nella risoluzione si chiede di non inviare più armi all’Ucraina, bollata dal Ministro Di Maio come una «pericolosa risoluzione per la sicurezza nazionale». A quel punto lo scontro era talmente alle stelle che i vertici del M5s hanno preferito convocare un Consiglio Nazionale nel cui, ribadiscono le fonti qualificate di “La Repubblica”, si dovrebbe discutere della espulsione o meno del Ministro Di Maio dal partito.

DI MAIO VS CONTE: RISCHIA ANCHE IL GOVERNO

Ufficialmente il Movimento 5Stelle ha fatto sapere di aver convocato un Consiglio Nazionale nel tardo pomeriggio di domenica 19 giugno, alla presenza del Presidente Giuseppe Conte: si parlerà del caso Di Maio anche se da più parti giungono conferme circa l’effettiva discussione sull’espulsione.

Poche ore prima nella nota resa pubblicamente l’ex capo politico del M5s aveva ribadito la sua ferma contrarietà alle politiche avanzate dal “suo” Movimento in queste settimane: «Da parte del Movimento c’è un atteggiamento poco maturo che tende a creare tensioni e instabilità all’interno del Governo. Un fatto molto grave», vi si legge nel documento fatto circolare a firma Luigi Di Maio, il quale poi aggiunge «Vengo accusato dai dirigenti della mia forza politica di essere atlantista ed europeista. Lasciatemi dire che, da Ministro degli Esteri, davanti a questa terribile guerra rivendico con orgoglio di essere fortemente atlantista ed europeista. Ricordo innanzitutto a me stesso che abbiamo precise responsabilità: in ballo c’è il futuro dell’Italia e dell’Europa». Davanti però ad uno scenario come quello attuale, prosegue il Ministro degli Esteri, «i dirigenti della prima forza politica in Parlamento, invece di fare autocritica, decidono di fare due cose: attaccare, con odio e livore, il Ministro degli Esteri e portare avanti posizioni che mettono in difficoltà il Governo in sede Ue». L’attacco a Giuseppe Conte è durissimo anche se Di Maio premette la sua carica istituzionale agli interessi/scontri di partito: «Da Ministro degli Esteri della Repubblica Italiana ho ribadito e continuerò a ribadire che l’Italia non può permettersi di prendere posizioni contrarie ai valori Euro-Atlantici. Valori di democrazia, di libertà, di rispetto della persona e di difesa degli Stati». La frattura tra i “dimaiani” e i “contiani” sembra però a questo punto difficilmente ricomponibile: il Consiglio Nazionale cercherà di far “luce” sul livello dello scontro e produrre le prime, probabilmente, clamorose decisione. Se Di Maio fosse cacciato da Conte – occorre però capire quale posizione prenderanno il Garante Beppe Grillo e il Presidente della Camera Roberto Fico – la crepa nel Governo Draghi non sarebbe neanche lì di facile risanamento, specie perché una parte consistente dei parlamentari filo-Conte del M5s potrebbero anche levare il sostegno all’esecutivo di unità nazionale.