In merito alla vicenda dei visti in bianco spariti dall’ambasciata italiana a Islamabad, scoperta due anni fa da Il Giornale, l’ex ministro degli Esteri Luigi Di Maio mentì in aula. Il quotidiano è tornato sulla vicenda con documenti esclusivi che dimostrano il contrario rispetto a quanto dichiarato dall’ex M5s. La nota informativa della Farnesina su cui si basa la versione dell’allora ministro riferiva che il ritrovamento di uno di questi visti irregolari il 9 giugno sarebbe arrivato “grazie ad una serie di controlli regolari” successivi ad una segnalazione del consolato generale di Dubai, a poche ore dalla sparizione dei visti. Dopo alcune interrogazioni parlamentari di Fratelli d’Italia, Luigi Di Maio e l’allora vice Manlio Di Stefano avevano assicurato in aula che il furto dei visti era stato accertato “il giorno precedente” alla segnalazione.
In realtà, la prima segnalazione di un visto visibilmente contraffatto risalirebbe al 6 aprile 2021. Le autorità di frontiera delle Maldive avevano segnalato un visto italiano “sospetto” sul passaporto di un pakistano all’aeroporto di Malè. Era uno sticker siglato ITA 041913980, rilasciato a Karachi ma con il timbro di Islamabad. L’ufficiale di collegamento Ue, resosi conto della potenziale irregolarità, effettuò un’altra verifica col responsabile dell’ufficio Visti dell’ambasciata italiana di Colombo (Sri Lanka) competente sull’atollo, un funzionario molto esperto in materia. I sospetti così trovarono conferma: la vignetta era stata contraffatta nella compilazione, ma era autentica, in carico alle rappresentanze italiane in Pakistan in un blocco di 4mila visti giunti a Islamabad nel luglio del 2020.
VISTI RUBATI IN PAKISTAN: IL GIORNALE SMENTISCE DI MAIO
Il funzionario di Colombo prese poi contatti col personale diplomatico di Islamabad tra il 6 e 7 aprile, prima via mail e poi via telefono, per chiedere di verificare l’effettiva sparizione dalla cassaforte, che si manifestò in tutta la sua gravità. Dunque, è documentato che già il 7 aprile l’ambasciata italiana a Colombo, quella di Islamabad e il capo del Centro visti della Mae, l’Ispettorato generale del Mae e la Farnesina erano al corrente della sparizione di un intero blocco di mille vignette dalla cassaforte dell’ambasciata italiana in Pakistan. Il Giornale ricorda che ai primi di luglio un altro dei visti “fantasma” venne intercettato dalle autorità di frontiera a Dubai, episodio a cui fecero riferimento Luigi Di Maio e Manlio Di Stefano, e fu allora che la notizia venne intercettata dal Giornale.
Ma erano passati 60 giorni dalla segnalazione della sparizione dei visti. Sono tante le domande ancora senza risposta in merito a questa vicenda. Ma Felice Manti sul Giornale rimarca: “Pensare che ci siano persino passaporti contraffatti grazie alla complicità del nostro personale diplomatico avrebbe ripercussioni potenzialmente esplosive per la sicurezza dell’Italia e dell’Europa. Una mancanza quasi assoluta di controlli di cui qualcuno dovrà rispondere all’esecutivo, prima ancora che alla magistratura“.