Luigi Di Maio è atteso alla sua prima vera missione delicata da Ministro degli Esteri: dopo i memorandum degli scorsi mesi e dopo che Francia, Usa e Germania hanno tentato di coordinare un intervento comunitario senza coinvolgere l’Italia all’ultimo vertice Nato, il Ministro del Governo italiano si dirige in Libia dove vedrà in rapida serie sia il Premier di Tripoli Al Sarraj che il nemico generale della Cirenaica Haftar. Quanto riportano le fonti della Farnesina all’Ansa, l titolare degli Esteri è atterrato questa mattina a Tripoli dove vedrà Fayez al Sarraj, ma anche il vicepresidente del consiglio presidenziale Ahmed Maitig, il ministro degli Affari esteri Mohamed Siala e il ministro degli Interni Fathi Bashaga. Nel pomeriggio Di Maio si sposterà invece a Bengasi dove incontrerà Haftar, da mesi in guerra civile totale contro il Governo riconosciuto dall’Onu a Tripoli: in terzo luogo, il leader M5s si recherà a Tobruk dove incontrerà il presidente della Camera dei rappresentanti Aghila Saleh. Una missione di pace ma soprattutto una missione dove iniziare a mettere dei “paletti” sui diversi punti all’ordine del giorno: interessi nazionali (quindi il dramma dell’immigrazione con i continui sbarchi che potrebbero aumentate se la guerra civile divenisse ancor più globale con l’intervento degli eserciti stranieri), intento diplomatico e strategico per porre l’Italia tra le due fazioni libiche in guerra praticamente fin dopo la caduta di Gheddafi e dopo dell’Isis.



LA DOPPIA VISITA IN LIBIA E IL MESSAGGIO ALL’UE

«La soluzione della crisi in Libia non può essere militare», lo ha detto proprio Di Maio arrivando a Tripoli e colloquiando con il vicepremier Maitig: la tensione però resta altissima in tutto il Paese nordafricano e giusto questua mattina l’esercito libico di Haftar ha scaricato tre raid aerei su Ain Zara, poco a sud delle capitale Tripoli. Di Maio proverà a prendere tempo ulteriore, come da mandato del Premier Conte e come in qualche modo già “ricordato” dall’Italia durante l’ultimo vertice Nato: al centro dei colloqui oltre tutti i temi già predetti, anche la conferenza di Berlino e il memorandum sull’immigrazione che possa anticipare le prossime mosse internazionali. Con la Russia schierata con Haftar e con la Turchia invece ripiegata su Sarraj, il rischio forte è che l’Europa con le continue divisioni al suo interno possa perdere la “bussola” nel difficilissimo scacchiere militare, politico e sociale della Libia. Oltretutto il Governo Sarraj ha dichiarato di considerare una seria minaccia il voler intervenire in Libia dell’Egitto di Abdel Fattah al-Sisi: giusto domenica scorsa il presidente egiziano ha detto che l’Egitto «sarebbe dovuto intervenire direttamente in Libia, siamo in grado di farlo ma ancora non l’abbiamo fatto perché il popolo libico non dimenticherebbe mai un intervento».

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