Barbara Lezzi, ex ministro, ha rilasciato un’intervista al quotidiano “La Stampa” imperniata sulle recenti scuse che Luigi Di Maio ha rivolto all’ex sindaco di Lodi Uggetti (Pd), in merito alle quali l’ex esponente del Movimento Cinque Stelle (espulsa nel mese di febbraio dopo il suo mancato voto di fiducia al governo di Mario Draghi) ha le idee davvero chiare: “È un messaggio intempestivo, si rischia di dare il segnale di un abbassamento della guardia. Se lui è pentito, io non lo sono. Io non ho da chiedere scusa. In realtà i fatti ci raccontano che ci fu pure una confessione da parte dell’ex primo cittadino: dichiarò di non essere stato proprio lineare in quella operazione”.
In ogni caso, nel prosieguo della chiacchierata Lezzi ha rivendicato il coraggio che i pentastellati di allora ebbero nell’accendere i riflettori sull’opportunità politica. D’altro canto, come ha raccontato la donna, è un dato conclamato che nel nostro Paese ci siano amministratori, parlamentari, che negli anni sono stati oggetto di indagini e spesso di condanne. Nel caso di Uggetti c’è stata prima una condanna, poi un’assoluzione: “Buon per lui per carità, ma leggeremo la sentenza”.
BARBARA LEZZI: “DI MAIO HA CHIESTO SCUSA? HA SBAGLIATO”
Barbara Lezzi ha poi affermato su “La Stampa” che si augura che il Movimento Cinque Stelle non stia accettando troppi compromessi per il Paese, aggiungendo che quello che chiederebbe a Di Maio sarebbe: “Quindi durante il governo Conte I abbiamo sbagliato a chiedere la rimozione di Siri e Rixi? Io ritengo ancora di no. Lui si è pentito? Io no”. Il ministro degli Esteri ha peraltro definito le campagne contro gli indagati “un imbarbarimento del dibattito”, rammentando che anche Virginia Raggi ha sperimentato a sue spese questa pratica, ma secondo Lezzi le due questioni non possono essere messe a confronto, dal momento che Virginia Raggi è stata vittima di attacchi violenti per le sue scelte politiche e non per le vicende giudiziarie. Infine, una stoccata: “Noi ci siamo caratterizzati per il rigore in questi anni. I nostri eroi sono Falcone e Borsellino: se sfiliamo il 23 maggio e il 19 luglio, dobbiamo fare nostro il loro insegnamento e non renderlo vano”.