Luigi Di Maio intervistato da Alberto Matano a La Vita in diretta difende la gestione del governo dalle critiche di chi sostiene che si potesse riaprire di più in questa Fase 2:”Sfido chiunque con un documento del CTS (Comitato Tecnico-Scientifico) che ti dice che riaprendo tutto ci sarebbero stati 151mila malati in terapia intensiva. Voglio ricordare che solitamente in terapia intensiva finisce il 10% dei contagiati. E’ come quando prendi la febbre, guarisci ma il medico ti dice che ancora non puoi uscire perché rischi la ricaduta. Noi stiamo curando il malato Italia. In queste ore si citano esempi all’estero: è slittata l’apertura delle scuole in Francia, in Spagna il primo ministro ha detto che si riapre con dati confortanti, in Germania l’R0 è salito a 1. Io sono vicino a tutti i popoli europei però ciò che vorrei trasmettere è che se il presidente del Consiglio ha aspettato il 18 maggio per riaprire i negozi, dei mercati, è perché noi abbiamo dei rischi sanitari alti e non ce li siamo inventati noi ma sono certificati dalla comunità scientifica“.



LUIGI DI MAIO: “SE IMPRUDENTI LOCKDOWN IN ESTATE”

L’ex capo politico M5s continua nel suo intervento:”Io capisco tutto, capisco le famiglie che non ce la fanno più, le imprese che hanno paura del futuro, ma noi oggi siamo chiamati in questa crisi a difendere la vita. Non vuol dire che dobbiamo stare chiusi per sempre. Ma se siamo più prudenti adesso riapriamo bene in estate, se siamo imprudenti torniamo in lockdown in estate. Un conto è stare chiusi a gennaio, febbraio, marzo, un altro in estate“. Si parla poi degli italiani all’estero: “Ne sono rientrati 70mila con voli speciali, abbiamo fatto tutto quello che potevamo. Adesso che la cruva sta scendendo notiamo che molti altri vogliono rientrare, seguiamo queste richieste con l’unità di crisi della Farnesina. Diamo sempre la priorità però agli studenti, ai turisti, ai lavoratori che hanno perso casa o lavoro all’estero. Abbiamo 5 milioni di persone con passaporto italiano residenti all’estero: un conto è tornare in Italia per necessità, chi non ne ha sarà assistito dalla nostra rete consolare ma è bene resti lì perché abbiamo un rischio di contagio di ritorno da gestire con responsabilità“. Capitolo mascherine: “Le Regioni hanno più scorte di quello che servono. Abbiamo lavorato come Farnesina al servizio degli operatori sanitari: nel primo mese di crisi senza l’aiuto di oltre 30 Stati non ce l’avremmo fatta“.

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