L’Ilva rischia di chiudere del tutto, le vertenze in corso – da Alitalia a Whirlpool ma non solo – sono tutt’altro che a buon punto, la novità per il Governo sul fronte commercio-aziende è un vecchio pallino del leader M5s Luigi Di Maio: ancora ieri il Ministro degli Esteri è tornato a richiedere con forza la chiusura domenicale o comunque festiva dei negozi, «Dopo il Decreto Dignità e il Decreto Riders, dobbiamo andare avanti come Governo nella tutela delle persone che lavorano, come nel caso delle partite Iva e dei lavoratori dipendenti degli esercizi commerciali che, a causa delle liberalizzazioni, sono sprofondati nella giungla degli orari di apertura e chiusura, cercando invano di battere i centri commerciali, rimanendo aperti 12 ore al giorno e 7 giorni su 7». Dopo l’accordo trovato con fatica tra M5s e Lega nello scorso Governo, la crisi di agosto e una levata di scudi di Confindustria e sigle di aziende e categorie aveva bloccato di fatto tutto; ora però il Movimento 5 Stelle torna alla carica e riparte esattamente da quella proposta di quasi un anno fa che prevedeva la serrata per gli esercizi commerciali in 26 domeniche su 52 e in 8 festività su 12.



CHIUSURE NEGOZI, TORNA L’ASSE M5S-LEGA?

Un primo commento arriva dal segretario di Confesercenti Mauro Busssoni, «Riaprire il confronto sulle liberalizzazioni del commercio è positivo. In questi anni il sempre aperto ha contribuito a spostare quote di mercato dai piccoli esercizi alla grande distribuzione, portando alla chiusura decine di migliaia di negozi. Un riequilibrio della concorrenza nel settore è necessario, ma la regolamentazione delle aperture è solo uno degli strumenti»; decisamente più duro invece il rappresentante di Confcommercio Enrico Postacchini, «il problema può riguardare i piccoli titolari che non hanno dipendenti e che si sentono obbligati a stare aperti per rimanere sul mercato. Però non può valer la regola che siccome io non riesco a stare aperto, siamo tutti chiusi. Questo è inaccettabile». Sempre per Confcommercio le priorità sono altre, ovvero «una vera web tax, poi rimettere al centro delle riqualificazioni commerciali-urbanistiche le attività del retail già oggi presenti, quindi un intervento sugli affitti commerciali e sulla fiscalità che mette in ginocchio l’attività commerciale». Il problema però è anche politico, visto che il Pd non sembra molto dell’idea di seguire la richiesta di Di Maio sulla chiusura dei negozi almeno una volta a settimana “forzatamente”: i dem propongono “solo” 8 chiusure (4 nelle festività) ma la distanza con i pentastellati è ancora netta. «La legge M5S-Lega non convince le categorie del settore» ed è controproducente, considerato anche il momento delicato per il commercio. La discussione – dice il dem Beneamatinon è ferma, si andrà avanti con le audizioni. Vedremo». Secondo Pd e Renzi il problema sono i contratti, non la chiusura dei negozi ed è allora che potrebbe profilarsi un “nuovo” asse tra Lega e M5s almeno su questa tematica; certo, neanche da Salvini ad oggi sembra esserci molta voglia di dare una “mano” all’avversario contestato ormai su tutto come il M5s, «Di Maio non vuole i negozi sempre aperti? Tranquillo Gigi, con tutte le tasse che tu, Conte e Renzi state mettendo, almeno questa promessa la manterrai».

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