«Lei, nella precedente intervista, non aveva detto che era un simpatizzante M5S? È ancora così?», chiede Lucia Annunziata al magistrato Nino Di Matteo, consigliere neoeletto nel Csm nonché pm protagonista del processo Stato-Mafia. La risposta tra le righe è tutta una programma: «Adesso che li ho visti al governo, preferisco essere considerato indipendente», potremmo riassumere così. Sincero, decisamente, il magistrato nel affondare il colpo contro il M5s e la gestione della giustizia dei due Governi con il Movimento 5 Stelle in sella; la risposta completa, con un Di Matteo intento a definire la sua distanza e indipendenza da ogni colore politico, è la seguente «Io nella mia carriera e nelle mie esternazioni sono stato sempre indipendente né organico né collaterale rispetto a nessuno. Se non erro i 5 Stelle sono al governo dal 2018 e a me non è stato attribuito nessun incarico, quindi le voci di cui si è sempre parlato sono smentite dalla realtà». Ma i grillini non sono gli unici a rimanere “vittime” delle parole di Di Matteo nella lunga intervista rilasciata a In Mezz’ora in più questo pomeriggio. Non poteva infatti non emergere le vicende dell’arcinoto processo contro le Stragi mafiose con Dell’Utri e Berlusconi ancora una volta nominati e accusati: «Evidentemente questo paese sconta deficit di memoria su questi fatti. Voglio riferirmi alla sentenza di Cassazione che ha condannato il senatore Dell’Utri per concorso in associazione mafiosa. In quella sentenza viene consacrato un dato: nel 1974 venne stipulato un patto tra le più importanti famiglie mafiose palermitane e l’allora imprenditore Berlusconi, questo patto è stato rispettato almeno fino al 1992 da entrambe le parti. Dell’Utri è stato condannato come intermediario di quel patto che ha visto protagonista anche l’allora imprenditore Berlusconi».
DI MATTEO ATTACCA BERLUSCONI, IRA DI FORZA ITALIA
Non poteva evidentemente rimanere inascoltata l’intervista di Di Matteo, con Forza Italia e parte del Centrodestra sotto l’ira furente per l’ospitata su Rai 3: «Oggi su Rai Tre è andato in onda un vaniloquio da mitomane, protagonista il dott. Nino Di Matteo, sedicente magistrato, di sicuro membro del Csm con l’ossessione per Silvio Berlusconi, che cita a casaccio dati giudiziari e si duole -a che titolo, non si sa- della presunta superficialità degli italiani», attacca Andrea Ruggieri, deputato di Forza Italia presente come membro della Commissione di Vigilanza Rai, raggiunto dall’Adnkronos. Durissimo anche il portavoce di Forza Italia, Giorgio Mulè: «Oramai in Rai siamo all’anarchia informativa: oggi pomeriggio è stato il turno di Rai Tre di incaricarsi di lordare impunemente Silvio Berlusconi attraverso un’intervista a un magistrato nella trasmissione di Lucia Annunziata. Accostare il presidente Berlusconi e Forza Italia addirittura alle stragi di Cosa Nostra degli anni Novanta – aggiunge – merita solo un’espressione: fa schifo». Per l’ex giornalista quanto visto in tv oggi pomeriggio con Di Matteo «significa bestemmiare la storia e l’impegno di Berlusconi, dei governi a sua guida e di Forza Italia per fare in modo di arrestare i boss e far pagare ai mafiosi in carcere ogni loro responsabilità. Un impegno straordinario che oggi non ha trovato spazio in Rai, neanche sotto forma di dubbio, durante l’inginocchiamento davanti al magistrato intervistato. Questa Rai delle marchette al governo e della crocifissione dell’opposizione merita la stessa espressione dell’intervista di oggi: fa schifo». Tornando alla cronaca politica odierna, la Annunziata ha chiesto a Di Matteo cosa ne pensasse della recente sentenza della Corte CEDU (e conseguente sentenza della Consulta) in merito all’ergastolo ostativo definito illegale: «il legislatore metta dei paletti soprattuto nella parte che riguarda i contatti tra i mafiosi e i clan. La prova non può consistere solo nella valutazione del comportamento e della condotta in carcere. Inoltre potrebbe essere interessante e opportuno concentrare la competenza su queste decisioni su un unico singolo tribunale di Sorveglianza e non sui tanti territoriali». Per il magistrato che ha combattuto per anni la mafia siciliana (e non solo), «L’ergastolo è l’unica vera pena detentiva a spaventare i capi delle mafie e inoltre il tentativo di fare attenuare l’ergastolo spinse Cosa Nostra a ricattare a suon di bombe lo Stato, penso alle stragi del ’93».