«La riforma Cartabia vìola la Costituzione. […] I nemici della giustizia si annidano nelle pieghe delle istituzioni e della politica, e anche della magistratura»: andiamo a memoria, ma non ricordiamo un attacco così duro e grave compiuto da un membro attivo del Csm, tra i magistrati più importanti del Paese, contro i vertici politici della giustizia italiana.



Eppure è quanto avvenuto con Nino Di Matteo, il pm dei processi sulla presunta “Trattativa Stato-Mafia”, intervistato da Marco Lillo sul “Fatto Quotidiano”, lo stesso giornale che da anni propone il pm come uno dei punti di riferimento della giustizia italiana. Ebbene nell’ultimo libro scritto e presentato oggi da Di Matteo sul “Fatto” si fa ampio riferimento alla recente riforma della giustizia penale voluta dalla Ministra Marta Cartabia: il risultato è una demolizione ripetiamo molto dura e che sicuramente creerà controversie e scontri politici (specie sul fronte M5s che su quella riforma ha più volte tentato di opporsi ritornando invece alla prevedente legge Bonafede, mai entrata realmente in vigore).



DI MATTEO VS CARTABIA: COSA HA DETTO

«Non possiamo far finta – spiega Di Matteo al “Fatto” – che questo momento non sia uno dei più bui della storia della magistratura. I mali diffusi come metastasi nel corpo della giustizia sono il correntismo, la corsa sfrenata alla carriera, la gerarchizzazione degli uffici di procura e il collateralismo con la politica». Per il magistrato, occorre indignarsi addirittura e non nascondere la (sua) verità: «Sono tanti quelli che vogliono approfittare di questo momento difficile per regolare i conti con i magistrati che hanno saputo esercitare il controllo di legalità anche sul potere finanziario e politico. C’è una logica di rappresaglia ma anche di prevenzione per il futuro. Vogliono vendicarsi ed evitare che la magistratura possa essere troppo incisiva. Ecco perché ho ritenuto di far sentire la mia voce. Non mi piace questo andazzo. La magistratura sembra rassegnata a subire l’attacco frontale di chi vuole trasformare le procure in organi collaterali e serventi rispetto al potere esecutivo». In merito alla specifica riforma Cartabia, Nino Di Matteo la considera «una delle peggiori riforme degli ultimi 30 anni»; le normative presenti, spiega ancora il pm, presentato «aspetti di evidente incostituzionalità». La paragona agli interventi sulla giustizia di Berlusconi e Alfano sul “processo breve” e contesta pure gli organismi politici e giuridici che oggi non insorgono contro la riforma Cartabia: «criteri di priorità stabiliti dal legislatore? Mi preoccupa più dell’improcedibilità», conclude Di Matteo nel suo gravissimo “j’accuse” contro la Guardasigilli, «La maggioranza di turno potrà ad esempio in futuro stabilire che bisogna perseguire prima la criminalità da strada e poi, solo se resta tempo, i reati di corruzione o tipici dell’abuso di autorità. Così si mina l’obbligatorietà dell’azione penale e l’autonomia e indipendenza della magistratura». Ci saranno sicuramente conseguenze, quantomeno di chiarimenti tra il membro Csm e il Governo Draghi che ha posto e approvato la riforma considerata «incostituzionalità» da uno dei magistrati che si troverà poi ad applicare le medesime norme.

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