«Per aspera ad astra. Grazie Luigi per come hai gestito la situazione, per quello che hai fatto per il M5S e per quello che continuerai a fare. In alto i cuori!», così Beppe Grillo su Twitter per salutare Di Maio, reduce dalle dimissioni da capo politico del Movimento 5 Stelle. In casa pentastellata si è aperta la corsa alla sua sostituzione e saranno mesi importanti per ridisegnare il M5s, reduce da alcune batoste elettorali degne di nota. Nelle ultime ore sono circolati diversi nomi, ma per il momento l’unica certezza è la reggenza di Vito Crimi. Raggiunto da Il Messaggero, l’ex ministro Lorenzo Fioramonti ha evidenziato: «Nel M5s tutte le contraddizioni che denunciavo stanno uscendo fuori: dalla struttura a Rousseau. Ora i grillini dovranno decidere da quale parte del campo stare, se di qua o di là. Non basterà più definirsi post-ideologici che poi significa, con un modo carino, dirsi ignoranti». Insomma, ne vedremo delle belle… (Aggiornamento di MB)



DI MAIO, DIMISSIONI DA CAPO M5S: IL REBUS SALVINI

C’è uno “spettro” che aleggia sull’area più sinistra del Movimento 5 Stelle e che vede nelle dimissioni di Luigi Di Maio un certo fastidio per la tempistica prodotta: «Perché prima delle elezioni in Emilia e in Calabria?», confida un deputato 5Stelle al Sole 24 ore, confermando quel sospetto di “doppio gioco” che Di Maio potrebbe aver posto in atto dopo le tante divisioni e attacchi contro la sua leadership in questi ultimi mesi (i «tradimenti» li ha definiti nel discorso di ieri). In poche parole, parte dell’area più a sinistra del M5s sospetta che vi sia il tentativo di “strizzare” l’occhio a Matteo Salvini e alla Lega per un possibile futuro di nuovo insieme, con la complicità di Di Battista e dei più “filoleghisti” rimasti nel M5s. La tesi evidentemente si contrappone a quella del tutto agli antipodi che invece vede nella mossa pre-Elezioni un favore più al Pd di Bonaccini che non alla Borgonzoni con il terremoto interno al M5s che potrebbe legittimare il voto disgiunto per gli elettori 5Stelle. La stessa reazione di Salvini – «sono dispiaciuto» – fa nutrire “sospetti” interni al M5s, chiamato ora a capire se sarà un “comitato collegiale” o un nuovo successore come Patuanelli nel futuro prossimo del Movimento. Il rischio caos è dietro l’angolo, con un partito ancora diviso sulla stessa modalità con cui rilanciare l’azione politica dopo gli Stati Generali: come spiega la deputata Vittoria Baldini, «Di Maio ha assunto la guida di un movimento politico che ha scalato le istituzioni in una maniera che non ha precedenti nella storia delle democrazie moderne. Ci ha sempre messo la faccia e il cuore, sin da prima di diventare capo politico. È roba da pochi. I più preferiscono nascondersi o fuggire».



PATUANELLI IL SUCCESSORE DI DI MAIO?

Con le dimissioni di Luigi Di Maio dalla guida del M5s, è Vito Crimi – membro più anziano del Comitato direttivo – ad essere il reggente del Movimento 5 Stelle fino al prossimo 15 marzo quando gli Stati Generali del partito dovranno stabilire modalità e indicazioni circa il prossimo successore (o successori) del Ministro degli Esteri. Il giorno dopo il “terremoto” che rischia di mandare non solo il M5s ma lo stesso Governo Conte-2 in forte difficoltà a pochissimi giorni dalle Elezioni Regionali in Calabria ed Emilia Romagna, sono tantissime le voci e i retroscena “informati” circa le immediate conseguenze di un gesto così improvviso e così fragoroso: su tutte, il Sole 24 ore predilige sottolineare la possibilità sempre più crescente che sia Stefano Patuanelli, attuale Ministro dello Sviluppo Economico, il nome giusto voluto da Grillo e Casaleggio per rivoluzionare il Movimento pur rimanendo ancorato all’origine. Ad oggi è il punto di riferimento per il dialogo interno con il Pd oltre che rappresentante dell’area più vicina a Casaleggio: non solo, ieri non era presente alla cerimonia di addio dell’ex leader politico e Di Maio non lo ha mai citato neanche una volta nel suo discorso di dimissioni. Lo statuto M5s prevede che entro trenta giorni dall’incarico al reggente – Vito Crimi – dunque entro il prossimo 23 febbraio, vada indetta la votazione online su Rousseau per il nuovo capo politico. Per questo motivo le votazioni su Rousseau potrebbero essere indette tra marzo ed aprile per consentire negli Stati Generali del 15 marzo le eventuali candidature e le discussioni circa i programmi da presentare.



RETROSCENA SULLE DIMISSIONI DI LUIGI DI MAIO

Fico e Ruocco, ex direttorio M5s, spingono per la direzione “collegiale” del Movimento con Beppe Grillo convinto che potrebbe essere una buona idea per provare a recuperare l’emorragia di voti e consensi attorno al Movimento: di certo, Patuanelli o no, il futuro della guida del M5s almeno in breve termine non dovrebbe vedere Luigi Di Maio tra i primissimi protagonisti. Vi è però un secondo retroscena, rivelato dall’ex ideologo del Movimento Paolo Becchi su Libero Quotidiano, che fa dell’uscita di scena di ieri una ipotesi alquanto diversa da quanto emerso in tutte le analisi di queste ore. «E se la mossa delle dimissioni di Luigi Di Maio fosse non solo per mettere le mani avanti prima del disastro delle elezioni?», si chiede il professore esperto delle trame interne al M5s. Il ragionamento è semplice: le dimissioni di Di Maio sotto Elezioni significa spingere ancora più in basso la lista in Emilia Romagna, in questo modo «i 5 Stelle potrebbero spingerlo verso il voto disgiunto, una delle carte più insidiose per la Lega, Salvini e Lucia Borgonzoni» . Secondo Becchi questa sarebbe la mossa di Beppe Grillo dietro alle dimissioni di Di Maio: «I pentastellati potrebbero votare M5s ma come presidente Bonaccini. Giocare sul voto disgiunto senza ovviamente dirlo in pubblico. Riuscirà l’Elevato in questa ultima ignobile impresa?», conclude polemico Becchi. Altro commento assai caustico – che rappresenta un problema in più interno al Governo – arriva da Matteo Renzi nell’intervista odierna al Messaggero: «Non so se le dimissioni di Di Maio avranno un effetto positivo o negativo sui 5 Stelle. Penso che i grillini abbiano iniziato una inesorabile discesa. Detto questo, provo rispetto umano per Di Maio. Conoscerà l’amaro sapore che ha l’ipocrisia degli ex amici. Ipocrisia e ingratitudine sono presenti in tutto l’arco costituzionale. Ora spero si concentri sul far bene il ministro degli Esteri». Al netto dei “sassolini tolti”, Renzi conferma che non si debba aprire la crisi di Governo neanche davanti a potenziali sconfitte domenica prossima, ma il leader di Italia Viva avverte «Spero che da lunedì Conte cambi passo. Perché serve un’Italia che torni a crescere. E che riprenda il suo ruolo in Europa e nel Mediterraneo. Il tempo dei rinvii è finito».