E di colpo Tangentopoli rispunta nelle cronache politico-giudiziarie del 2019: nel pieno del processo d’Appello sulla Trattativa Stato-Mafia, l’ex pm Antonio Di Pietro (chiamato come teste dalla difesa del generale Mario Mori) si è scagliato nella deposizione-fiume anche contro un grande ex protagonista della Democrazia Cristiana, Paolo Cirino Pomicino. «Anche Salvo Lima incassò una tangente Enimont da Raul Gardini, attraverso i Cct che gli girò Cirino Pomicino», spiega nel mezzo della deposizione l’ex pm di Mani Pulite, facendo esplicito riferimento alle inchieste Tangentopoli nel 1992 per i «collegamenti tra affari e politica». Secondo i vari stralci dell’intervento di Di Pietro in aula, riportati dall’Adnkronos, «L’elemento predominante del collegamento Nord-Sud o affari e mafia, l’ho avuto quando ho avuto il riscontro della destinazione della tangente Enimont da 150 miliardi di lire – spiega l’ex leader di Italia dei Valori – e il mio impegno allora era di trovare chi erano i destinatari, perché avevamo trovato la gallina dalle uova d’oro, la cosa che avevamo davanti era la necessitò di trovare i destinatari». Non solo, secondo Antonio Di Pietro, l’ultimo destinatario di quel giro di tangenti sarebbe stato Salvo Lima – parlamentare siciliano della Dc, ucciso da Cosa Nostra nel 1992 – «Non potemmo sapere molto perché nel marzo 1992 Lima venne ucciso a Palermo e Gardini si uccise». Conclude poi l’ex magistrato, «Ma si trattava di vedere chi quella parte di tangente di provvista di 150 miliardi di lire li aveva incassati e abbiamo trovato che 5,2 miliardi li aveva incassati Cirino Pomicino, e fu Cirino Pomicino che diede i cct a Salvo Lima».



LA REPLICA DI CIRINO POMICINO A DI PIETRO

Secondo Di Pietro l’indagine di Mani Pulite è stata fermata nel momento in cui «siamo arrivati allo stesso punto del rapporto tra mafia e appalti. Sono stato fermato da una delegittimazione gravissima portata avanti in modo abnorme […] Sono convinto che Paolo Borsellino – ha concluso quindi Di Pietro – fu ucciso perché indagava sulle commistioni tra la mafia e la gestione degli appalti. L’indagine mafia-appalti fu fermata. Come accadde con Mani pulite». Non ha potuto farsi attendere la pronta replica di Paolo Cirino Pomicino che in quanto a dialettica e personalità non ha nulla da invidiare all’ex magistrato: «Macché tangente Enimont, Di Pietro, come è noto, non sa l’italiano. Non si tratta di una tangente, ma di un finanziamento politico alla corrente andreottiana». Raggiunto dall’Adnkronos, l’ex membro Dc ha voluto mettere diversi puntini sulle “i” rispedendo al mittente le accuse di Di Pietro: «Ricordo al signor Di Pietro che io sono stato assolto dall’ipotesi di corruzione nel processo. Fu un finanziamento per tutta la corrente andreottiana. Ricordo che venne a casa mia Ferruzzi, e non Gardini, come dice Di Pietro. Anche perché i rapporti con Gardini erano pessimi. Ferruzzi finanziò l’intera campagna elettorale del 1992. Non solo, girai quelle somme a tutti i deputati della corrente». Da ultimo, aggiunge ancora Cirino Pomicino, «il signor Di Pietro dovrebbe spiegarci che fine hanno le centinaia di miliardi di vecchie lire dei fondi neri dell’Eni, quando la politica ha ricevuto 15-20 miliardi in tutto come finanziamenti ai partiti. Ecco Di Pietro dovrebbe dire che fine hanno fatto quei fondi, lui che ha indagato…».

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