Il diabete potrebbe presto cambiare completamente faccia, con una nuova terapia, sempre a base di insulina, in grado di rendere il trattamento della malattia più semplice per i numerosissimi pazienti in giro per il mondo, che si attesterebbero attorno a quota 500 milioni. Nella sua variante definita di “tipo 2”, inoltre, colpisce in larga parte gli anziani che con la nuova terapia in sviluppo non sarebbero più costretti a recarsi in un centro medico, oppure a ricevere operatori sanitari a casa, per le iniezioni di insulina. Alcuni ricercatori, infatti, sono riusciti a sviluppare un composto insulinico contro il diabete con cadenza settimanale, riducendo di circa 3/4 le iniezioni annuali necessarie.



L’insulina settimanale contro il diabete

Insomma, molto probabilmente la quasi totalità dei pazienti con diabete in tutto il mondo, davanti ad una terapia insulinica settimanale reagirebbero con approvazione, con effetti positivi anche dal punto di vista medico ed economico. A sviluppare il nuovo trattamento, che si chiama Icodec, sono stati un gruppo di ricercatori dell’Università di Milano Bicocca, in collaborazione con il reparto di Diabetologia dell’ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo, coordinati da professor Roberto Trevisan.



“Questa nuova molecola”, spiega il professore a Repubblica, “ha il potenziale di semplificare la terapia del diabete che richiede terapia insulinica, eliminando per i pazienti il disagio della iniezione giornaliera ed aumentando così la aderenza alla terapia insulinica. Un vero cambio epocale e un deciso miglioramento della qualità di vita dei pazienti diabetici”. I ricercatori hanno preso 600 persone affette da diabete che non avevano mai assunto insulina, somministrandone ad una parte il composto settimanale e all’altra quello giornaliero, con esiti che erano del tutto identici. L’unico rischio riscontrato, per ora, riguarda un aumento del rischio di ipoglicemia, anche se con un’incidenza di appena 1 episodio all’anno. “Può migliorare l’accettazione e l’aderenza al trattamento”, spiegano i ricercatori, “riducendo il numero di iniezioni di insulina basale da almeno 365 a 52 all’anno“, ma sottolineano anche l’importanza di valutare a seconda del rischio ipoglicemico.

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