Il professor Karsten Müssig, esperto diabetologo tedesco, ha parlato con il Frankfurter Allgemeine Zeitung dell’aumento dei casi di diabete nella popolazione tedesca e mondiale, ponendo in particolare l’accento sul fatto che la prevenzione è il metodo migliore per evitare una diagnosi in tal senso. L’insulino-resistenza, infatti, nonostante sia in preoccupante aumento, è ancora contornata da un generale disinteresse sociale, che ignora soprattutto gli importanti rischi collegati a questa malattia.



Il diabete, infatti, spiega il professore, “può portare a cambiamenti cognitivi e anche a un aumento del rischio di demenza, fin da prima della diagnosi. Le nostre ricerche”, ha sottolineato, “dimostrano che le persone a cui è stato appena diagnosticato presentano già dei deficit nelle funzioni cognitive, in particolare nella memoria verbale. Abbiamo anche scoperto che uno su cinque di questi pazienti presenta già danni ai nervi”. Il punto, infatti, è che ancora più ignorato del diabete è il cosiddetto prediabete, condizione iniziale della malattia che può perdurare “fino a dieci anni” prima della manifestazione dell’insulino-resistenza grave. “Le cellule”, in questa fase, “assorbono il glucosio solo se il pancreas aumenta in modo significativo il livello di insulina nel sangue. Se non è più in grado di farlo, la glicemia aumenta senza superare inizialmente i valori soglia”, ma innescando “cambiamenti nell’organismo” che più si protraggono, più diventano dannosi.



L’esperto: “La prevenzione contro il diabete è fondamentale”

L’aumento dei casi di diabete, d’altro canto, secondo il professore, è giustificato soprattutto “aumento dell’obesità“, mentre il rischio principale è che “a un certo punto il sistema sanitario non sia più in grado di curare tutti i pazienti”. La malattia può insorgere, spiega, “a qualsiasi età ma il rischio aumenta a partire dai 50-60 anni. Inoltre, sono particolarmente a rischio le persone sovrappeso, soprattutto quelle che hanno molto grasso addominale, le persone con malattie cardiovascolari”, oltre all’ovvio rischio genetico.



“Esistono”, sottolinea ancora l’esperto, “anche profili di rischio particolari per le donne. Le donne che hanno avuto il diabete gestazionale hanno un rischio maggiore, così come le donne che soffrono di sindrome dell’ovaio policistico [e] le donne in menopausa”. Oltre a quello di tipo 2, spiega il professore, “anche il tipo 1 è in aumento, con tassi di crescita di circa il 3% all’anno” con l’ipotesi che sia legato “alle infezioni, all’esposizione alle polveri sottili o altri fattori ambientali”. Importantissima contro il diabete, secondo l’esperto, è la prevenzione, oltre alla diagnosi rapida del prediabete, grazie alla quale si può modificare “lo stile di vita: più esercizio fisico, meno cibi ricchi di grassi e più fibre, meno stress, più sonno e, naturalmente, perdita di peso, anche se si è normopeso. Studi hanno dimostrato che un cambiamento nello stile di vita può prevenire oltre il 50% dei casi“.