DA PADOVA UNA SOLUZIONE PER IL DIABETE DI TIPO 1?
Tra gli orizzonti più innovativi della medicina c’è il lavoro che sta svolgendo il Centro Trapianti di Padova, dove si cerca una cura definitiva al diabete di tipo 1 e su cui Le Iene Inside riaccendono i riflettori. La ricerca ha fatto passi da gigante negli ultimi anni tra nuovi farmaci e cure, ma attualmente per un milione circa di malati l’unica terapia è l’insulina. Ma si esplorano nel frattempo delle frontiere avanzate, ad esempio per scongiurare il trapianto di pancreas, che è un intervento invasivo, si studia quello di isole pancreatiche.
Si tratta di una potenziale svolta per pazienti che non riescono a rispondere alla terapia tradizionale, ad esempio chi non avverte ipoglicemie gravi o che hanno complicanze diabetiche croniche che il trapianto può fermare o rallentare. Infatti, si punta su quella piccola parte delle cellule dell’organo che producono l’insulina: si effettua una puntura percutanea nella vena porta, poi si esegue un’infusione con radiologi interventisti.
Pur non essendo un trapianto tradizionale, richiede un trattamento antirigetto, ma anche in questo caso a Padova si sta cercando di andare oltre, infatti si lavora a insule microincapsulate che non richiedono la terapia immunosoppressiva. L’idea è di inserire queste “isole” in capsule, sostanze in gel, per proteggerle dal sistema immunitario che potrebbe distruggerle.
DIABETE, LE SPERIMENTAZIONI A PADOVA
Se fino a poco tempo fa l’unico rimedio per i malati di diabete di tipo 1 instabile era il trapianto di pancreas, ora c’è la frontiera della terapia cellulare, che non è la cura definitiva al momento, ma potrebbe diventarlo. Per ora è una terapia temporanea che consente al paziente di migliorare la propria qualità della vita e rallentare l’evoluzione di una malattia che può avere complicanze anche gravi.
In occasione della recente Giornata mondiale del diabete, il professor Gianpaolo Fadini ha spiegato al Tgr come funziona il pancreas artificiale: “Si tratta della combinazione tra un microinfusore, quindi un piccolo strumento che il paziente indossa e che infonde insulina in continuo nel tessuto sottocutaneo, e di un sensore della glicemia, un altro piccolo strumento che il paziente indossa e che misura in continuo la glicemia“.
L’altra novità è il pancreas bioartificiale, di cui ha parlato la professoressa Lucrezia Furian: “Unisce il concetto di biologia, quindi utilizzare cellule che producono gli ormoni che servono per la regolazione della glicemia, con artificiale. Quello su cui si gioca la partita è l’efficacia di questi trattamenti. Sul trapianto di pancreas c’è il 95% di successo nel breve, ma poi anche nel lungo termine, ma al momento il trapianto di cellule schermate, incapsulate, questi programmi di trapianto bioartificiale sono sperimentali“.