Fabrizio Fabietti e Fabrizio Piscitelli detto Diabolik, negli anni avrebbero messo insieme milioni di euro poi custoditi in qualche banca a Dubai ed oggi difficili da sequestrare da parte della procura capitolina. Lo riferisce Il Messaggero che sottolinea la mancanza di collaborazione tra le forze dell’ordine nostrane e quelle di Dubai. Il Gico della Finanza che lo scorso 28 novembre arrestò Fabietti, ha intercettato un bonifico da 200 mila euro a favore della Imperial Eagle di Alessandro Telich, l’hacker della banda, con sede proprio a Dubai. Ma si tratterebbe solo un piccolo quantitativo di denaro che Diabolik ed il suo socio gestivano dal momento che la quantità di droga che riuscivano a muovere era enorme come emerso dalle indagini, inclusi i maxi sequestri eseguiti e che da soli compongono una lista infinita delle partite sequestrate dalla Guardia di Finanza di Roma. Alla luce del volume di droga spacciata, ne esce fuori l’immagine di due narcotrafficanti che riuscirono a rifornire una intera città di stupefacenti ma che al tempo stesso riuscirono anche ad attirare molteplici nemici. Dopo la morte di Diabolik, Fabietti non nascose il timore di poter essere ucciso.



DIABOLIK, L’OMICIDIO E I TIMORI DEL SOCIO FABIETTI

Fabrizio Piscitelli alias Diabolik rappresentava a tutti gli effetti una sorta di padrino della mala capitolina capace di negoziare la pax mafiosa a Ostia. Ma cosa avvenne davvero il 7 agosto scorso al parco degli Acquedotti, teatro dell’agguato ai danni di Diabolik? Solo adesso emergono alcuni dettagli come spiega Il Messaggero: secondo la ricostruzione del suo socio Fabietti, il narcotrafficante Er Miliardero, al secolo Alessandro Capriotti avrebbe dato appuntamento a Piscitelli proprio nel parco dove venne ucciso, vicenda comunque smentita da Capriotti. Ad oggi si sa che il suo killer era travestito da runner: Diabolik si trovava in una zona controllata dalla camorra quando fu ucciso con un colpo di pistola alla nuca. Dopo la sua morte, anche il suo socio temeva di fare la medesima fine dell’amico al punto tale che al momento del suo arresto lo scorso novembre, tentò la fuga per i tetti in pigiama. Tirò un sospiro di sollievo solo quando apprese che si trattava degli uomini del Gico.

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