Fabrizio Piscitelli, ultras della Lazio noto col soprannome Diabolik, è stato ucciso da un uomo di nazionalità albanese. Non una persona qualunque, ma un sicario professionista. A rivelarlo è L’Espresso in un articolo firmato da Francesca Fagnani. L’omicidio avvenne il 7 agosto di due anni fa su una panchina del parco degli Acquedotti di Roma. Quel giorno in molti notarono l’uomo «correre con disinvoltura verso la panchina dove sedeva» Fabrizio Piscitelli, così come hanno sentito lo sparo e poi lo hanno visto allontanarsi, «scavalcando la ringhiera che delimita il parco dal marciapiede di via Lemonia». Infatti, c’è un identikit: l’assassino è un uomo alto, di corporatura atletica, occhiali da sole, una bandana in testa, con maglia e pantaloni da fitness e in vita un marsupio, dove nascondeva l’arma. Nell’articolo viene messa in luce una delle diverse stranezze di quanto accaduto quel giorno, cioè quelle che vengono definite «due circostanze di cui siamo venuti a conoscenza e che se confermate sarebbero clamorose».



OMICIDIO DIABOLIK, CHI HA ANTICIPATO PERQUISIZIONE E PERCHÉ?

L’Espresso fa riferimento al fatto che dopo l’omicidio di Fabrizio Piscitelli, «qualcuno avrebbe anticipato l’arrivo della polizia per la perquisizione a casa» di Diabolik a Grottaferrata. Per quale motivo? Se lo chiede anche il settimanale: «Per far sparire qualcosa? Per portar via il denaro, tanto, anzi tantissimo, che nascondeva in casa?». A inizio mese invece il legale di Diabolik, l’avvocato Angelo Staniscia, è stato rinviato a giudizio su richiesta del pm Giovanni Musarò con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, perché avrebbe aiutato l’ex capo degli Irriducibili della Lazio nel fare da paciere nella trattativa tra gli Spada e il clan guidato da Marco Esposito “Barboncino” nella faida per il controllo dello spaccio a Ostia. Nello stesso procedimento l’avvocato Lucia Gargano, dello stesso studio legale, verrà processata con rito abbreviato a partire da giugno con la stessa accusa.



Le indagini in questo caso ruotano attorno al summit tra Casamonica, in rappresentanza degli Spada, Fabrizio Piscitelli che parlava a nome di Marco Esposito e l’avvocato Gargano, andata via dopo aver preso le consegne da Diabolik. Quindi, secondo il pm Gargano avrebbe svolto il ruolo di mediatore, portando il messaggio a Ottavia Spada che era in carcere e doveva aderire al patto di non belligeranza. Ci sarebbe stato un altro incontro, preparatorio, tra Diabolik e Barboncino nello studio di Staniscia, che per questo è finito a processo.

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