Basta con le telefonate, basta con i collegamenti a distanza! Non sto parlando del decadere delle norme sulla pandemia, ma del desiderio irrefrenabile di vederlo di persona. Chi, il Papa? Ma no, Vladimir Putin.
Non importa se la distanza imposta dal tavolo (dicono fatto in Brianza) è di poco inferiore a quella tra Malpensa e Sheremetyevo.
Certo è difficile trovare un volo che forse non c’è più. Però si può anche andare in macchina (meglio se blu). In fondo in due o tre giorni, senza soste, ce la si può fare. E poi, ce lo insegnano i pellegrini del Medio Evo, se uno ci tiene proprio a raggiungere una meta, può arrivarci anche a piedi…
Il fatto è che molti vorrebbero (e forse dovrebbero) andare a Mosca. Il Papa ha già detto che, se fosse utile, sarebbe disposto a farlo.
Ma la questione è un’altra. Andare là per portare quale proposta?
Oltretutto i protagonisti della disputa non sembrano molto accoglienti. In fondo lo stesso Zelensky, al presidente della Germania che voleva incontrarlo, ha fatto sapere di non farsi neanche vedere.
Quando l’Italia ha fatto la sua proposta (quale?) la Russia non solo l’ha rifiutata, ma ha pure rincarato la dose bollandola come fatta da incompetenti.
Allora ripeto la mia, non nuova. Stipulazione di un nuovo trattato come quello del Csto, fra Russia, Ucraina e quattro Paesi garanti (ad es. Turchia, India, Francia, Israele) che porterebbe alla smilitarizzazione della Crimea e del Donbass, con la presenza di forze militari dei Paesi garanti sopra citati. Essi per un certo numero di anni assicurerebbero una sorta di protettorato da sciogliersi attraverso un referendum popolare che lascerebbe alla gente di decidere se appartenere all’Ucraina o alla Federazione Russa.
Naturalmente le funzioni amministrative e di polizia locale resterebbero comunque affidate alle autorità del territorio.
Certo anche questa soluzione, come qualunque altra, avrebbe le sue difficoltà, ma forse non è la peggiore.
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