Il giorno dopo la tragica notizia della morte della piccola Diana, di 18 mesi, abbandonata per sei giorni dalla madre e deceduta di stenti, sono in molti a domandarsi come possa essere accaduto qualcosa del genere. Il primo pensiero va ai vicini di casa, in quella corte di via Parea, al civico 20/16 di Ponte Lambro: «Non la sentivamo mai piangere». Sono le parole rilasciate ai microfoni del Corriere della Sera delle persone che abitavano vicino alla piccola Diana, trovata senza vita da sola nel suo lettino: «Non era una bimba vivace: era sempre molto tranquilla. La si vedeva ogni tanto nel passeggino in giro con la mamma, ma sempre calma, era difficile anche strapparle un sorriso», ha raccontato una signora anziana.



L’ipotesi del pm Francesco De Tommasi, come detto sopra, è che la bimba sia deceduta in quanto senza cibo ne acqua, tra l’altro in un periodo in cui le temperature hanno superato anche i 40 gradi, e ciò, molto probabilmente, ha ulteriormente accelerato il decesso della piccola. Il sospetto principale, come riferisce ancora il quotidiano di via Solferino, è che Diana sia stata stordita con del benzodiazepine prima di essere lasciata sola, visto che un flacone semivuoto è stato trovato in cucina, al fianco di un biberon di latte. «Era molto riservata», aggiungono gli abitanti delle palazzine attorno, e ancora «non giocava mai con lei».



DIANA, MORTA A 18 MESI DOPO ESSERE STATA LASCIATA SOLA: “QUELLA BOMBONERIA…”

C’è chi però va un po’ controcorrente, come un’altra anziana che ricorda una madre felice al momento della nascita, e di aver ricevuto anche una splendida bomboniera per il battesimo: «È stupenda, è un meraviglioso fiore di cristallo: adesso non riuscirò più a guardarla». Ma qualcosa deve essere cambiato negli ultimi mesi nella 36enne Alessia Pifferi, che ha sempre vissuto in quella casa, con la mamma e la sorella, e poi da sola.

Nel corso dell’interrogatorio, come riferito dagli inquirenti, è stata percepita della freddezza nella voce della madre, e nelle ultime settimane sembra che le sue assenze fossero sempre più ricorrenti e sempre più lunghe. Una volta tornata a casa, accortasi che Diana era morta ha provato a rianimarla in qualche modo per poi uscire di casa chiedendo aiuto. «Quando giovedì sono andata via non ero tranquilla – avrebbe detto agli inquirenti – sapevo che stavo facendo qualcosa che non andava fatto, che poteva accadere di tutto, anche quello che è poi successo».