In lingua spagnola la parola “relato” significa “racconto” e viene usata per descrivere un fenomeno tipico, attualmente, specie del populismo latinoamericano: la capacità di modificare la storia o addirittura inventare fatti inesistenti (vere e proprie bufale) per screditare altri poteri o personaggi non invisi a quello di turno. Lo si usa spesso per distogliere l’attenzione mediatica su altri argomenti importanti che però celano debolezze o errori del caudillismo. I lettori del Sussidiario ne conoscono già molti, illustrati nel corso di questi anni, ma non molto tempo fa si è addirittura instaurata una collaborazione tra due Paesi (Bolivia e Argentina) per screditare la figura dell’ex Presidente (di origini calabresi) Mauricio Macri.
Che l’Argentina, dall’insediamento dell’attuale Governo, versi in una condizione ormai avviata verso l’ennesimo default, è cosa risaputa e anche che l’ex Presidente (e attuale vice) Cristina Fernandez de Kirchner tenti con ogni mezzo di evitare la valanga di processi che la investono è altrettanto vero. Ma le condizioni estreme a cui si è arrivati, specie per la catena di errori che hanno provocato più di 100.000 morti nella pandemia, significano per il Governo di Alberto Fernandez una quasi sicura debacle alle prossime elezioni che dovranno decidere la futura composizione delle Camere, con il grosso rischio che, senza una maggioranza, il Presidente si trovi ancor più impossibilitato nel governare il Paese e Cristina (che di fatto detiene il potere) non abbia più uno scudo che protegga la sua immunità parlamentare e quindi debba affrontare le aule dei Tribunali.
Ed ecco allora arrivare, in aiuto dell’Argentina, la Bolivia dove dall’8 di novembre del 2020 l’esponente del Mas, il Movimento socialista di cui fa parte anche l’ex Presidente Evo Morales, Luis Arce, vincendo le democraticissime elezioni (questa volta senza i brogli del suo predecessore), è stato nominato Presidente.
Dobbiamo però ricordare che l’Argentina è il Paese che ha ospitato proprio Evo Morales (dopo un iniziale soggiorno nel Messico dell’alleato Presidente populista Perez Obrador) nella sua fuga dalla Bolivia a seguito della scoperta dei brogli elettorali e della violazione della Costituzione tra i vari reati attribuitigli nel fatidico 2019. E così il populista Morales potè non solo usufruire di una protezione diplomatica, ma anche di un alloggio in una lussuosissima residenza nell’esclusivo quartiere di San Isidro a Buenos Aires, fino a che il Governo provvisorio che, secondo i principi della Costituzione boliviana, assunse il potere con il compito di indire elezioni, seppur retto da un politico estremamente discutibile come l’avvocatessa Jeanine Áñez Chávez che però, nella caterva di errori e azioni nel corso del suo incarico, ha compiuto rispetto alla Costituzione.
Ovviamente tutte queste manovre sono state interpretate dai Governi di Argentina, Cuba, Nicaragua e Venezuela (legati da una matrice populista) con il termine di colpo di Stato sostenendo che Morales è stato costretto alla fuga a causa del “golpe” fatto dai militari che però non hanno mai sparato un solo colpo o esercitato il potere per un solo minuto, delegandolo a un Presidente ad interim per compiere, lo ripetiamo, con i principi della Costituzione. E dove mai si è registrato un golpe militare che porti a libere elezioni nelle quali la vittoria, successivamente, sia dello stesso partito di un personaggio che ha di fatto provocato lo sconquasso politico? Poteri del “relato”!
Quindi, in poche parole, il Mas torna al potere e, ovviamente, l’ex Presidente ad interim viene arrestata con accuse legate pure al “golpe”, nella migliore tradizione delle vendette politiche, pure se, bisogna dirlo, Añez nel suo mandato ha fornito molto materiale ai suoi accusatori.
Ma per un Paese che acquista una stabilità politica (anche se con un’opposizione fortissima a un Movimento che è appoggiato dai potentissimi sindacati dei “cocacoleros”), eccone un altro che entra in una crisi grandissima (ovviamente l’Argentina) e allora ecco che scatta, in suo soccorso, un altro “relato”. Improvvisamente appare una lettera, destinata al Presidente Macri attraverso l’Ambasciata Argentina di La Paz, nella quale un ex Comandante dell’Aeronautica boliviana (Jorge Terceros) ringrazia l’ex Presidente Argentino per l’invio di armi al suo Paese.
Immediatamente il Presidente Alberto Fernandez scrive al suo pari boliviano dicendosi “addolorato e con un sentimento di vergogna” per il fatto, appena descritto, consumato dal suo predecessore: e ovviamente scatta una campagna mediatica di accuse facendo apparire Macri come un golpista e militarista, anche perché la faccenda viene amplificata oltre ogni limite non solo dall’attuale Ambasciatore argentino in Bolivia, ma pure dal Presidente boliviano e dal suo ex, Morales, che in un’intervista al quotidiano kirchnerista Pagina 12 definisce il fatto funzionale al golpe perpetrato nei suoi confronti.
È ovvio che l’aiuto boliviano, nella sua tempistica, tenta di controbilanciare a livello mediatico non solo le pesantissime accuse all’operato di Fernandez nella pandemia, ma pure a distrarre l’opinione pubblica sulla pesantissima situazione della “vice” Presidente Kirchner. Nonostante l’iniziale smentita dell’allora Ambasciatore argentino in Bolivia, Normando Alvarez Garcia, la macchina del fango ha continuato a lavorare alacremente, fino a quando la supposta lettera di ringraziamento è stata diffusa ed esaminata: è da li si è scoperto che la missiva è falsa, addirittura di una ingenuità preoccupante. Perché oltre che la firma risultata falsa, il giorno in cui la missiva venne scritta (13 novembre 2019) il Comandante dell’Aeronautica Jorge Terceros non aveva più nessuna funzione nell’Esercito Boliviano perché, come tutti gli altri responsabili delle Forze Armate, si era dimesso e pensionato. Ma nonostante questo sono state aperte delle indagini, tanto in Bolivia che in Argentina, perché il relato deve essere portato avanti, fedele al pensiero, inventato da Benito Mussolini e adorato da Goebbels al punto tale da porlo come uno dei principi della propaganda nazista di cui era responsabile, secondo il quale “Una bugia ripetuta venti volte si trasforma in una verità”.
Piccolo particolare: nel corso delle proteste popolari che terminarono con la fuga di Morales, l’Ambasciata argentina diede asilo e protezione ai principali esponenti del suo Governo. Alla Presidenza argentina, nel 2019, c’era un tale Mauricio Macri…
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