Con un’operazione congiunta tra ministero della Sicurezza argentino e autorità italiane è stato arrestato a Buenos Aires l’ex brigatista Leonardo Bertulazzi, uno dei latitanti più ricercati dalla giustizia italiana. Ex membro delle Brigate rosse, è considerato il responsabile di crimini che hanno attentato contro i valori democratici e la vita di molte vittime, tra le quali il sequestro e l’omicidio dell’ex primo ministro e segretario della Dc Aldo Moro.
Bertulazzi si trovava in Argentina e godeva di un permesso di soggiorno datogli dalla Commissione Nazionale dei Rifugiati (Conare): è stato localizzato e arrestato dopo che questa protezione di cui godeva è stata annullata dalle autorità governative attuali.
Si tratta di un arresto importante non solo perché Bertulazzi occupava un grado molto alto nelle Br, ma anche perché la sua azione nel rapimento di Moro fu decisiva, visto che ebbe la responsabilità della logistica. Fu infatti lui ad affittare l’appartamento dove venne detenuto l’ex ministro, ma bisogna dire che quando venne arrestato nel 2002 in Argentina godette della protezione sopra citata, che impedì la sua estradizione in Italia.
Da quanto dichiara il ministero della Sicurezza argentino in un comunicato diffuso alla fine dell’operazione, l’arresto dell’ex brigatista riflette “un impegno dell’Argentina coerente con i valori della Democrazia e lo Stato di diritto e presenta al mondo la sua ferma decisione di non voler convivere con l’impunità di assassini. In questo senso – continua il comunicato – vuole mettere altresì in chiaro che istituzioni create per proteggere persone in situazioni di vulnerabilità non possono assolutamente essere applicate a criminali che attentano contro la pace e le istituzioni democratiche”.
La settimana scorsa, nel corso di una conferenza stampa nella sede del Senato, la vice-presidente argentina Vittoria Villaruel aveva comunicato di voler procedere alla cattura e a processi contro tutti i terroristi appartenenti sia al gruppo denominato “Montoneros” che “ERP” (Esercito rivoluzionario del popolo) che nel corso degli anni 70 portarono il Paese ad una vera e propria guerra civile, provocando più di 17mila attentati dove vennero lanciate 4mila bombe con un risultato di circa 13mila feriti e 1.800 morti. E furono la causa che generò il colpo di Stato che portò al potere la dittatura militare che costò al Paese circa 8.300 “desaparecidos”.
In tutti questi anni dal ritorno della democrazia in Argentina, i governi sia peronisti che kirchneristi hanno promulgato amnistie che in pratica hanno offerto la libertà ai terroristi, che in moltissimi casi hanno pure avuto incarichi politici di alto livello, “dimenticando” la violenza perpetrata ed arrivando, con l’avvento del kirchnerismo, a definire questi elementi come una “gioventù meravigliosa”, imponendo questa versione di quei tristi e tragici anni nell’insegnamento scolastico, facendo credere ad intere generazioni che la loro lotta era contro la dittatura militare che loro stessi avevano portato.
Fortunatamente le cose stanno cambiando e proprio l’esempio del nostro Paese, che dopo più di quarant’anni ancora dà la caccia ai terroristi fuggiti all’estero, ha inciso su questa decisione che poi, crediamo, abbia portato all’operazione qui descritta. Come nel caso di Battisti, rifugiatosi in Brasile e poi catturato in Bolivia, adesso si dovrà procedere all’estradizione del ricercato.
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