Dopo un’interminabile serie di rinvii sull’orario della sua trasmissione, finalmente il nuovo ministro argentino dell’Economia, Luis Caputo, ha diffuso ieri sera una registrazione nella quale ha spiegato le misure di emergenza che verranno adottate per far fronte alla spaventosa crisi economica ereditata da decenni e culminata in quella degli ultimi quattro anni, la peggiore di tutte.
Caputo ha inizialmente spiegato come “Il grave problema dei Governi che si sono succeduti sia stato quello di trovare soluzioni politiche alle crisi inflazionistiche che nella pratica si sono tradotte nel cercare di tappare le conseguenze del problema senza cercare di risolverlo alla radice”.
In pratica il neoministro ha fatto capire come l’Argentina si sia trasformata in una nazione dove le soluzioni alla fine generavano problemi più profondi di quelli che si cercava di risolvere; in pratica si “risolveva” la problematica aumentandone la grandezza a dismisura attraverso soluzioni, lo ripetiamo, politiche, visto che, nel corso delle campagne elettorali, chi proponeva rimedi economici riceveva percentuali di voto minime.
“Per la prima volta nella sua storia il Paese ha scelto come presidente un economista e quindi si è reso disponibile ad affrontare dei sacrifici confidando col tempo in una soluzione radicale del problema” ha spiegato Caputo. “Se continuassimo di questo passo – ha aggiunto il ministro – l’inflazione annua raggiungerebbe il 400% e si dovrebbe ricorrere, come è successo fino ad oggi, a prestiti che avrebbero come conseguenza un peggioramento sempre più profondo della crisi. Per questo motivo – ha proseguito – comunico le misure che saranno da domani in vigore per affrontare la situazione”.
Successivamente Caputo le ha elencate nell’ordine.
1) I contratti di lavoro fatti da meno di un anno verranno cancellati: questo per mettere la parola fine alle migliaia di posti di lavoro offerti a parenti o amici del Governo di turno, spesso inutili e che hanno comportato spese eccessive.
2) Il valore ufficiale del dollaro passa a 800 pesos, con una svalutazione del 54%. Di conseguenza quello parallelo oltrepasserà sicuramente i 1200 (ora è a 1000).
3) Apertura alle importazioni con un sistema di statistica e informativo che non richiederà l’approvazione di licenze.
4) Sospensione per un anno delle sovvenzioni statali, attraverso pubblicità, ai mezzi di informazione.
5) Riduzione dei ministeri da 18 a 9, delle segreterie da 106 a 54 in modo da abbassare del 50% gli incarichi gerarchici e del 34% quelli politici dello Stato.
6) Riduzione al minimo dei finanziamenti discrezionali dello Stato alle province. “È una risorsa che disgraziatamente nella nostra storia recente è stata usata come moneta di scambio per favori politici”.
7) Il Governo non bandirà più appalti per opere pubbliche e annullerà le gare la cui realizzazione dei lavori non sia iniziata. Caputo ha associato questa misura alla lotta contro la corruzione. “Non ci sono soldi per pagare più opere pubbliche che, come tutti sappiamo, spesso finiscono nelle tasche di politici e imprenditori. Le infrastrutture necessarie saranno realizzate da privati, dato che lo Stato non ha soldi per finanziarle”.
8 ) Riduzione dei sussidi alle tariffe di servizi e dei trasporti: ciò farà aumentare i prezzi sia delle bollette di luce e gas che dei biglietti dei treni e mezzi di trasporto in generale, soprattutto nella città di Buenos Aires. “La politica lo ha sempre fatto, applicando tariffe sussidiate, perché in questo modo si inganna la gente, facendole credere che le si mettono soldi in tasca. Però gli argentini si saranno resi conto che tutto ciò non è gratis e si paga con una maggiore inflazione”.
9) Per aiutare le classi più povere i sussidi verranno mantenuti, d’accordo con il piano attuale, e aumenteranno, senza però passarli ad intermediari come avvenuto fino ad oggi, ma direttamente alle famiglie. “A causa di tutta la situazione di emergenza che vivremo, il presidente ci ha chiesto di concentrare l’attenzione sulle persone che possono soffrirne di più”.
Al termine del suo messaggio Caputo ha sottolineato come “Per qualche mese staremo peggio di prima, sopratutto sul fronte dell’inflazione: dico così perché, come afferma il presidente, è preferibile dire una verità scomoda piuttosto che una comodissima bugia”.
Il ministro ha anche sviluppato una diagnosi generale della situazione economica. “Ereditiamo una inflazione repressa che si sta già scoprendo ed è una conseguenza del ritardo della politica monetaria ultra espansiva degli ultimi 4 anni e dei controlli dei prezzi che, alla lunga, non funzionano. Lo si vede negli scaffali dei supermercati: chiunque sia andato nelle ultime due settimane avrà visto come i prezzi siano aumentati quasi del 100%”.
Si tratta di misure che nei giorni scorsi erano largamente previste: ma, a detta di molti osservatori, quelle annunciate sono solo l’inizio di una riforma molto più profonda che dovrebbe, con una terapia di shock invece che attraverso il gradualismo prospettato da alcuni settori politici, portare il Paese ad una stabilità a lungo ricercata attraverso le illusioni di un populismo dotato di bacchetta magica che invece, alla fine, ha portato l’Argentina nella catastrofe.
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