Il ministro degli Esteri spagnolo, José Manuel Albares, ha annunciato martedì scorso che il suo Paese ha deciso di ritirare in maniera definitiva la sua Ambasciatrice in Argentina. Le ragioni di un simile clamoroso gesto sono riconducibili al rifiuto del Presidente argentino Javier Milei di presentare le proprie scuse al Primo Ministro Pedro Sanchez dopo che, in un suo intervento durante l’incontro realizzato a Madrid dal movimento di destra spagnolo Vox (al quale ha partecipato pure Giorgia Meloni) definì come corrotta la moglie del Premier spagnolo. “Non esistono precedenti di un Capo di Stato che arrivi nella capitale di un altro Paese per insultare le Istituzioni”, ha rincarato il Ministro.



A parte il fatto che trasformare un episodio simile in un incidente diplomatico sa tanto di tattica elettorale in vista delle elezioni europee, visto che pure Sanchez non riscuote i favori della gente per le sue politiche nell’attuale Governo, c’è anche da aggiungere che la frase pronunciata da Milei non è tanto lontana dalla realtà, visto che proprio la moglie di Sanchez, Begoña Gomez, è stata ufficialmente indagata per aver raccomandato o spinto, mediante lettere di raccomandazione con la sua firma, imprenditori che si sono presentati in gare pubbliche per ottenere appalti.



Ma anche quando uno potrebbe, giustamente, obiettare che fino a quando una persona è indagata ciò non è sinonimo di colpevolezza, stupisce la mancanza di memoria delle autorità e dello stesso Primo ministro che, fin da quando Milei si presentò alle elezioni, lo chiamava fascista (termine molto di moda nel mondo radical-chic) e Ministri collaboratori del suo Governo lo hanno recentemente accusato non solo di commerciare organi, ma pure di essere dipendente da droghe.

Ma ovviamente questi fatti sono stati citati non solo da un’opposizione ma pure da una stampa che non si è dimenticata dei termini offensivi lanciati contro il Presidente argentino, al punto che, nel corso di una conferenza stampa dedicata alla decisione appena presa da Madrid, un giornalista lo ha ricordato in una domanda, chiedendone spiegazione all’addetto stampa di Sanchez, che però si è rifiutato di rispondere.



La cosa ancora più strana è che la Spagna non ha in pratica fatto nulla quando il Presidente messicano Lopez Obrador, come Maduro in Venezuela od Ortega in Nicaragua, offesero pesantemente il Re, e questo fatto evidenzia ancor di più non solo l’intenzione di far scoppiare il caso in periodo elettorale, ma come il Primo ministro si consideri con poteri assoluti alla stregua di un Re Sole.

Ovviamente la cosa è stata pesantemente commentata da un’opposizione parlamentare che in pratica ha difeso il Presidente argentino, sommergendo di critiche Sanchez. Milei è quindi tornato al centro dell’attenzione mondiale, e non solo perché la rivista Time gli ha dedicato la copertina del suo ultimo numero con un’esauriente intervista: anche diversi media europei lo hanno preso di mira accusandolo di aver presentato il suo libro in una manifestazione da lui organizzata nel Luna Park di Buenos Aires durante la quale si è pure esibito con un gruppo rock cantando due canzoni immediatamente prima di un suo discorso, proprio mentre si presentavano i dati dell’inflazione argentina che sfiora il 300%, record mondiale, dimenticandosi, anche in questo caso, di due particolari interessanti.

Il primo riguarda la manifestazione stessa, pagata direttamente da Milei con soldi suoi e non auilizzando un solo peso dello Stato, come invece hanno amato fare gli altri Presidenti nelle loro manifestazioni. Il secondo punto riguarda il fatto che, per la prima volta, l’inflazione mensile è espressa da un numero inferiore a 10 (8,9) e quindi sta di fatto diminuendo, visto che nel mese di dicembre scorso, quando iniziò l’attuale Presidenza, era del 54%, mentre quella prevista per l’anno attuale è del 149% (dati Indec, l’Istat argentino) e dovrebbe raggiungere il 25% per il 2025. Con un aumento del costo della vita che a fine maggio raggiungerà il 6% o meno.

Come si vede sono dati che dimostrano chiaramente che le situazione del Paese sta radicalmente cambiando. Ricordiamo che quando, nel 2019, Alberto Fernandez vinse le elezioni come candidato del kirchnerismo, il dollaro veniva cambiato a 60 pesos, mentre alla fine del suo mandato già aveva superato i 1.300 e ora è di poco al di sotto i 1.100.

La ragione della campagna stampa contro Milei è dovuta non solo al fattore economico, ma anche a al fatto che dall’inizio della sua presidenza si sono scoperti scandali di corruzione praticamente ogni giorno fino ad arrivare a quello che, tra i tanti già conosciuti dai nostri lettori, ha investito ancora una volta anche il Governo di Fernandez: una vera e propria organizzazione che coinvolgeva i cosiddetti “centri sociali”, i cui responsabili si sono per anni arricchiti in maniera vertiginosa perché, attraverso il monopolio del pagamento dei sussidi alla povertà, non solo intascavano circa il 40% dell’ammontare di ognuno, ma per ottenerli si è arrivati anche alla prostituzione, specie nelle province più povere come quella del Chaco. È chiaro che è stata fatta cadere completamente la maschera su Governi populisti che alla fine hanno solo prodotto oligarchie mantenute dallo Stato con costi incredibili. Come ciliegina sulla torta addirittura la maggioranza delle mense popolari, che ricevevano cospicui finanziamenti dallo Stato, non esistevano proprio o avevano come recapito quartieri privati benestanti.

È ovvio che, continuando di questo passo, sempre che il Presidente si decida a nominare una Giustizia indipendente, potrebbe aver inizio quel processo contro la corruzione che si attende da anni e che colpirebbe soprattutto il kirchnerismo e non è un caso se l’offensiva contro di lui scatenata in questi giorni, in attesa dell’approvazione del pacchetto di DNU che ancora, unico caso nella democrazia argentina, non è stato ancora approvato, si estenda anche al coinvolgimento di media e politici stranieri “amici”. Oltretutto a breve l’ex Presidente (e Vice) Cristina Fernandez de Kirchner dovrà affrontare, oltre al secondo grado di una condanna di 6 anni già emessa dal primo, circa altri 9 processi.

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