Ogni giorno l’Argentina aggiunge un tassello alla sua situazione caotica che sembra veramente non aver un limite. Il Paese è lacerato dal Covid-19 (si è largamente superato il milione di infettati e raggiunto i 30.000 morti), ma anche da un’economia disastrosa che ha segnato una perdita del 20% del Pil solo negli ultimi tre mesi. Ma si continua purtroppo con il piano che sembra atto ad annichilire la classe media, colpevole forse di lavorare e pagare le tasse fino all’ultimo centesimo: l’ultima novità riguarda le occupazioni illegali di territori o case in nome di fantomatiche rivendicazioni storiche o sociali. E siamo alle solite, con una società che si sta distruggendo a causa di logiche che sono tutto il contrario di quello che significa il termine.
Parlare di Repubblica con uno Stato di diritto in Argentina è un discorso metafisico, per la semplice ragione che bisognerebbe capire cosa significhi la parola: anche se la Costituzione del Paese è un modello bellissimo che andrebbe seguito, ma che purtroppo, nell’arco della sua storia, si è scontrato con il populismo che è arrivato negli ultimi anni a proporre una società liquida, ritenendo l’applicazione delle leggi un fenomeno di repressione in una guerra di classe che risulta essere abbondantemente fuori luogo ai nostri giorni. E nella situazione globale attuale.
Ecco quindi l’applicazione dei principi elencati nelle opere di un giudice argentino, Raul Zaffaroni, secondo il quale, nei suoi scritti, chi delinque lo fa per la sua povertà e riduce, anzi ribalta, il concetto tra vittima e carnefice, concedendo al secondo tutte le attenuanti possibili e praticamente trattando da colpevole il primo. Insomma, una pura lotta di classe modello anni Settanta trasformata in un codice penale metafisico e che in Argentina ha superato le Facoltà di Legge (dove le teorie zaffaroniane trovano molti adepti) per trasformarsi nel modus operandi di molti giudici e partorire sentenze semplicemente scandalose dove il concetto di diritto va a farsi letteralmente friggere.
Ed è proprio sul settore della giustizia che punta Cristina Kirchner, che dalla sua posizione di Vicepresidente ne sta praticamente costruendo una ad hoc non solo per quanto appena scritto, ma anche per averla completamente a suo fianco nelle innumerevoli cause nelle quali è coinvolta e che, giorno dopo giorno, vengono prescritte o cadono per i più svariati motivi .
In questo cambio epocale di un Paese che è lanciatissimo nella corsa al Venezuela, dopo la giustizia e la lotta agli imprenditori, ecco spuntare le espropriazioni di terreni e case. Hanno iniziato in Patagonia gli appartenenti ai Mapuche, un’etnia cilena che ha sterminato quella Tehuelce sfrattandola dai suoi territori e occupandoli. Ci fu poi la Guerra di Conquista del generale argentino Roca, che nel 1878 si mosse contro le popolazioni indigene in un conflitto poi conosciuto come “Guerra del Deserto”, che alla fine le decimò o sottomise, allargando i confini dell’Argentina fino alla Patagonia. Oggi i Mapuche continuano a vivere nelle terre, dapprima da espropriate dagli stessi e poi tolte a loro da Roca, fino a poco tempo fa, in maniera totalmente pacifica, integrandosi all’Argentina. Ma da alcuni anni gruppi di loro hanno occupato con violenza proprietà private non solo in Patagonia, ma anche in gran parte del Paese. Nella quasi totale indifferenza del potere politico, che in pratica li ha ormai radicati nelle proprietà espropriate, ma non solo: dal 2019 si è assistito all’occupazione di circa 1.900 terreni da parte di famiglie con l’aiuto di movimenti sociali alla cui testa si è da tempo insediato un curioso avvocato, Juan Grabois , che dopo aver fondato cooperative che si sono occupate della raccolta di rifiuti, specie a Buenos Aires, dando un lavoro degno a moltissimi indigenti (quindi un’opera degna di tutta la nostra approvazione), con il ritorno del kirchnerismo al potere si è decisamente montato la testa, pensando di essere un leader rivoluzionario degno del Che Guevara.
E così le espropriazioni sono presto diventate un caso nazionale e hanno messo in dubbio il diritto alla proprietà privata, con tutte le ripercussioni del caso per un Governo che anziché impedirle le ha fomentate e protette, arrivando a pagare pure gli usurpatori e rifornendoli anche di alimenti. Dietro a questo fenomeno si cela una realtà molto differente di cui l’occupazione, come peraltro in altri casi in questi anni di terreni occupati sui quali sono poi sorte Villas Miserias, è solo l’inizio: le terre non vengono prese per coltivarle e le persone che le occupano sono in realtà già sussidiate dallo Stato Babbo Natale e rispondono agli ordini dei movimenti. Il passo successivo è quello della costruzione illegale che poi fa nascere insediamenti nei quali, successivamente, arriva il potere del narcotraffico che gestisce poi gli affitti degli appartamenti, ma anche la vita interna di queste favelas.
Come per incanto, una volta ricevuti i finanziamenti, le terre occupate sono state liberate e restituite ai proprietari (ovviamente danneggiate all’inverosimile), e questo ha provocato una momentanea calma per una problematica che aveva messo in allarme l’intera Argentina. E si è capito pure che questi “revolucionarios” hanno un solo scopo: quello di farsi finanziare dallo Stato, come d’altronde lo stesso Grabois ha dichiarato.
Ormai pare scontata la frantumazione di un Governo che, dopo poco più di un anno di vita, ha portato il Paese nel caos totale anche con l’aggravante del peggioramento della situazione sanitaria dovuta al Covid-19, con 1200.000 infettati e più di 30.000 morti, ma con un numeri di tamponi bassissimo. Ora pare che la quarantena eterna, che ha messo il Paese in ginocchio, sia finita, ma con una situazione veramente allarmante: pare incredibile, ma il Governo in questo momento sta decidendo di riaprire le frontiere al traffico internazionale perché l’Argentina ha estremo bisogno dei turisti stranieri che arrivano con valute forti. Un ragionamento che sarebbe ottimale, ma diventa suicida nella situazione sanitaria attuale: come pensa il caro Presidente Fernandez che possano arrivare flussi turistici (da Continenti ancora sotto la seconda ondata del Covid) in un’Argentina che non ha alcun mezzo per controllare pandemia? Ma questo “modus operandi” conferma quanto ormai questo bellissimo Paese sia diretto verso la sua distruzione.