E così mentre il ministro dell’Economia Guzman annunciava il faticoso accordo con il Fmi per la restituzione non solo del debito concesso all’Argentina nel 2015, ma anche la ristrutturazione dei pagamenti dovuti, Il Presidente Fernandez, con una delle ormai famose debacles diplomatiche, durante una sua visita a Mosca negli appena 15 minuti concessigli da Putin lanciava la proposta di trasformare l’Argentina in una testa di ponte degli interessi russi in America Latina. Ovviamente non veniva preso molto sul serio dal Presidente russo, memore non solo della stessa offerta fatta poche ore prima alla Cina, ma anche del fatto che l’accordo tra Argentina e Fmi fosse arrivato grazie anche all’aiuto degli Stati Uniti.
Ormai la data del 2023 si fa sempre più vicina e si corre il rischio che Fernandez non riesca nemmeno ad arrivare a delle elezioni che già sancirebbero la sua sconfitta in quella che è stata definita la peggiore presidenza dell’intera storia del Paese. Difatti nel bel mezzo di queste ennesime debacles politiche ecco scoppiare un caso che ha fatto puntare i riflettori su di un’Argentina altrimenti dimenticata a livello internazionale: nel giro di poche ore si sono registrati, specie nella Provincia di Buenos Aires, ben 20 morti e 74 persone ricoverate in condizioni disperate negli ospedali per aver consumato partite di cocaina tagliate con un componente chimico chiamato Fentanyl, la cui presenza è mortale a piccole dosi.
Ecco quindi proporsi una tematica che proprio dopo la presidenza di Alberto Fernandez ha ripreso a svilupparsi in maniera notevole dopo che, nel corso della presidenza di Mauricio Macri, la guerra al narcotraffico aveva registrato i maggiori successi di quest’ultimi anni.
L’Argentina è sempre stata un Paese solo marginalmente toccato da questa gravissima piaga, almeno fino alla Presidenza di Nestor Kirchner, quando il formidabile sviluppo delle villas miserias, specie nel conurbano di Buenos Aires, scatena la guerra dei cartelli anche colombiani a cui il potere aveva offerto non solo protezione, ma il controllo stesso di queste aree di povertà e miseria, arrivando al punto che interi quartieri (come ad esempio la famosissima Villa 1-11-14) avevano al loro interno decine di laboratori per la produzione di cocaina con altissimi gradi di purezza, questo almeno fino al cambio di potere alla Casa Rosada e alla guerra dichiarata che ha smantellato intere organizzazioni, che però si sono magicamente ricostruite dopo il ritorno del kirchnerismo al potere.
Chi scrive ha avuto la possibilità di visitare profondamente alcune Villas e di constatare di persona quanto il potere del narcotrafficante di turno fosse immenso al punto tale da essere elevato a figura da imitare: un po’ perchè si registrava l’assenza totale di qualsiasi controllo da parte dello Stato, ma anche perché i vari boss si facevano carico di mantenere le famiglie di propri dipendenti arrestati, ma che avevano tenuto la bocca chiusa.
Un altro fenomeno era però destinato a imperversare nel mondo narco a partire dagli anni Novanta: la produzione di droghe ottenute mischiando gli scarti della produzione della cocaina con sostanze chimiche spesso di origine farmaceutica, come l’efedrina, di cui la tanto “decantata” Olanda è leader mondiale nella produzione, al punto da essere considerata una specie di Colombia europea. E qui salta fuori ancora una volta la doppia faccia dell’Ue, dove esistono nazioni che predicano l’austerità ad altre, ma poi alla fine praticano la più classica doppia morale, visto che fino a pochi anni fa proprio le autorità Olandesi smentivano i dati di questa loro singolare risorsa economica, che solo nel 10% della sua produzione viene dedicata alla farmacia.
Bene dall’efedrina, come da altre sostanze, mischiata si ottengono droghe di bassissimo costo ma estremamente letali e in Argentina a un certo punto ha imperversato il “paco”, un mix che ha lasciato centinaia di morti sul campo, specie tra i giovani.
Ora si scopre questo caso e le autorità invitano la gente a non consumare droghe perché potrebbero nascondere la trappola mortale del Fentanyl, la cui importazione, guarda caso, dal 2020 è aumentata del 495%, facendo sorgere più di un dubbio sulla complicità dell’attuale potere politico in questa attività. D’altronde non ci si meraviglia nemmeno più delle dichiarazioni di molti esponenti politici dell’attuale potere che giustificano lo spaccio di droghe come attività che possa sopperire alla mancanza di un lavoro degno che, purtroppo specie dal ritorno del kirchnerismo al potere, è diventato impossibile da ottenere anche a causa di politiche economiche assolutamente deleterie per lo sviluppo e figlie di quelle sovvenzioni alla povertà che nella pratica hanno provocato, specie con la scomparsa del lavoro nero dovuto anche alla pandemia, lo sviluppo di attività illecite che ha nella politica un complice ormai dichiarato.
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