Il 19 dicembre del 2017 a Buenos Aires, mentre il Parlamento stava discutendo una nuova legge sulle pensioni, nella Piazza del Congreso, sede delle Camere, scoppiavano violentissimi tumulti messi in opera non solo dai centri sociali, ma anche da organizzazioni politiche e sindacali e dalle Madri di Plaza de Mayo, ormai legate mani e piedi al kirchnerismo, che provocarono ben 162 feriti, sia tra i manifestanti che tra la polizia intervenuta a sedarli
Una volta che, a causa delle violenze esterne, la deputata Elisa Carriò decise di interrompere la sessione politica, quasi si fosse trattato di un segnale convenuto, gli scontri ricominciarono con più violenza, ma questa volta anche all’interno della Camera dei deputati.
La piazza venne completamente divelta e le pietre lanciate contro le forze dell’ordine provocarono danni non solo a persone ma anche agli edifici e i i monumenti che la adornavano che, alla fine, vennero distrutti.
Il fatto accadde perché il Governo Macri aveva proposto che gli aumenti delle pensioni fossero proporzionali non solo al costo della vita ma pure legati, ovviamente, all’inflazione: una riforma assolutamente logica che però, non gestita dal peronismo e dal kirchnerismo, provocò quello che a molti, vista la storia dell’Argentina nel corso della sua democrazia, interpretarono giustamente come un tentativo di colpo di Stato, mettendo ancora in primo piano lo stranissimo “concetto” di democrazia che assale il perokirchnerismo ogni qual volta il potere viene gestito da altri partiti politici, e confermando quanto la sua radice sia storicamente legata al fascismo di mussoliniana memoria del quale Juan Domingo Peron fu un accesissimo sostenitore, tanto da crearne in Argentina una fedelissima copia. Che ancora, purtroppo si mantiene, visto che la nefasta giornata appena descritta si è replicata il 13 giugno quando, in occasione di una riunione al Senato dove poi si sono finalmente approvati quei decreti di necessità e urgenza che permetteranno al Governo di Milei, mettendoli in pratica, dopo la più lunga attesa per un dicastero dal ritorno della democrazia in Argentina, di funzionare pienamente.
Però le forze dell’ordine, immediatamente intervenute, contrastavano una manifestazione non autorizzata che bloccava interamente la zona circostante il Congreso con incendi e distruzione di auto (ovviamente appartenenti a persone che stavano lavorando), ma anche appiccando il fuoco a strutture pubbliche, come per esempio parcheggi di biciclette di uso condiviso, negozi (anche questi in mano a lavoratori… strano no ?) e via di questo passo, oltre naturalmente una lotta violentissima contro la polizia. Questa volta non solo pietre, ma anche bombe molotov (sono mancati solo i bazooka della precedente manifestazione citata) e inoltre l’assalto a troupes di giornalisti che stavano documentando l’accaduto. Il protocollo di polizia contro i picchetti si è però rivelato efficace per liberare le vicinanze della storica piazza, ma insufficiente per fare lo stesso nelle vie circostanti, teatro di una vera e propria guerra.
La ministra della Sicurezza, Patricia Bullrich, una volta terminata la sommossa, subito interpretata come un tentativo di colpo di Stato perché mirante, come la volta precedente, a occupare il Congreso, ha dichiarato che “siamo arrivati per proteggere la zona e ci hanno risposto con pietre e incendi, azioni alle quali abbiamo reagito in modo immediato. Adesso i responsabili, immediatamente arrestati, risponderanno pagando ogni danno provocato con un processo che sarà certamente duro nelle sue conseguenze: perché con noi chi commette un reato lo paga”.
Le manifestazioni, iniziate verso le 13, sono terminate verso le 20 e denotano, purtroppo, la solita organizzazione che pare però sconosciuta soprattutto alla stampa internazionale: gruppi di persone vengono portati sul luogo usando in maggioranza autobus privati o addirittura scuolabus per poi dare inizio ai disordini. Nella maggior parte questi tours sono organizzati da centri sociali ai quali l’attuale Governo ha tolto la funzione di distribuire i sussidi ai poveri, visto che sono stati scoperti scandali di corruzione che hanno sfruttato in pratica la povertà, dato che le organizzazioni non solo decidevano chi dovesse avere i soldi ma si trattenevano cospicue percentuali sugli stessi.
Ma qui, purtroppo, non si sono presentati solo loro, ma pure deputati perokirchneristi che hanno guidato i cortei urlando ai poliziotti, che stavano intervenendo, la loro condizione di politici: pensando con questo di avere il via libera a violare i codici. Ma la reazione delle forze dell’ordine, a base di gas lacrimogeni, ha poi fatto esplodere i risultati della provocazione con lo scoppio in più punti della zona (fatto abbondantemente concertato) di violentissimi incidenti.
Proprio mentre il Paese si sta pian piano recuperando dal disastro provocato dai Governi perokirchneristi che lo hanno portato, specie nel corso degli ultimi anni, a una crescita esponenziale della povertà a causa della demenziale situazione creata: senza che però, nel corso del tempo, ci sia stata alcune reazione sia di piazza che da parte dei sindacati.
Questa è stata la risposta della casta, alla quale si sono uniti purtroppo anche i radicali, e sempre sul tema dei pensionati, preso come spunto anche anni fa: visto che poi le leggi che si stavano discutendo nel 2017 avrebbero salvato questa categoria dal disastro della loro situazione.
È letteralmente impossibile che la crisi sociale attuale sia figlia di questo Governo che anzi sta ottenendo risultati davvero notevoli, anche se ancora insufficienti, che dimostrano un costante cambio della situazione nel Paese. L’inflazione di maggio è stata di solo il 4% e nel corso della sua partecipazione (finalmente) al G7 italiano il Presidente Milei ha iniziato accordi con il Fondo monetario che, oltre ad incontri di altissima importanza politica, dovrebbero aiutarlo a ristabilire una situazione normale e, a partire dal 2025, iniziare il decollo dell’economia dell’Argentina.
Milei lo aveva detto chiaramente anche nella sua campagna elettorale e non solo: appena assunte le funzioni di Presidente, in un discorso tenuto nella piazza del Congreso (e non al suo interno come da regole) aveva chiaramente dichiarato che i primi tempi sarebbero stati duri per tutti, proprio l’esatto contrario di un perokirchnersimo che, anche nel 2019, una volta eletto il suo rappresentante Alberto Fernandez alla Presidenza, aveva promesso, come al solito, di riempire i frigoriferi della popolazione. E che ora, considerato anche il momento di sacrifici, sta tentando di far saltare un Governo che, nei prossimi mesi, dovrebbe far pagare anche penalmente ai responsabili di politiche deliranti e populiste che hanno distrutto l’Argentina.
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